VENEZIA Un piano di risanamento per salvare, o quantomeno gestire, il terzo sforamento consecutivo del patto di stabilità. Il sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta tende una mano a Venezia ma non a scatola chiusa. «Avevo consigliato di predisporre un piano all’ex sindaco Giorgio Orsoni, al commissario Vittorio Zappalorto – spiega – e ne ho ribadito la necessità in campagna elettorale, è l’unico modo per intervenire».
La crisi finanziaria di Ca’ Farsetti è grave, mancano 64 milioni, di cui 19 di legge speciale e 20 di trasferimenti regionali, per rispettare il Patto. E poi vanno stanziati 9,7 milioni di interessi per gli sgravi fiscali degli anni ’90, illegittimi per l’Ue. Vanno dati 6,3 milioni alle società pubbliche e c’è il timore che il Fondo immobiliare città di Venezia (8 milioni di fideiussione pubblica) non sopravviva al commissariamento del suo gestore Estcapital. La situazione non stupisce Zappalorto: «L’uscita dal Patto è inevitabile, nessuno sarebbe in grado di rispettarlo, non è una questione di merito o demerito – spiega – il governo deve farsi carico di Venezia intervenendo sulla legge speciale, i cui fondi passati sbilanciano l’equilibrio finanziario». Il sindaco Luigi Brugnaro ha chiesto un incontro con il premier Matteo Renzi e Baretta suggerisce di non arrivare a mani vuote, come hanno fatto i suoi predecessori. «Per due anni abbiamo tamponato gli effetti dello sforamento con emendamenti a posteriori – dice il sottosegretario – ma bisogna agire in modo strutturale, c’è più tempo rispetto al passato, iniziamo subito a lavorare al piano di risanamento». Nella tabella dei conti che non tornano ci sono anche le entrate di oneri edilizi e beneficio pubblico, 26 milioni a bilancio ma solo 4,5 incassati. La giunta punta il dito contro il commissario che avrebbe fatto previsioni troppo generose a fronte di una pesante crisi del mattone. «I calcoli si basano su atti formali e provvedimenti avviati – spiega Zappalorto – avevano circa 60 domande di privati, i procedimenti però vanno mandati avanti, doveva farlo la nuova giunta. Tra gennaio e aprile 2014 abbiamo incassato più di 10 milioni». L’anno scorso il commissario ha sforato il patto per 72 milioni di euro, otto in più del 2015. «Trenta milioni erano di pagamenti, non li avessimo fatti ora il sindaco uscirebbe per 94 milioni», conclude. Tra sindacati e opposizione il clima è teso e tutti accusano Brugnaro di non coinvolgerli. «All’ultimo consiglio, abbiamo votato una mia mozione che ci impegna a lavorare per uscire dalla crisi sulla base delle proposte del sindaco – dice il senatore e consigliere Felice Casson – Il consiglio non si è più riunito e di proposte nemmeno l’ombra, basta polemiche sul gender, mettiamoci al lavoro». Andrea Ferrazzi (capogruppo Pd) non è più tenero. «La situazione è nota, altro che “operazione verità” come dice il sindaco – tuona – ci dica qualcosa di nuovo: come intende passare dalle chiacchiere ai fatti». Ferrazzi ricorda che in fase di assestamento di bilancio la giunta avrebbe potuto ritoccare gli oneri edilizi al ribasso. «Ha invece avvallato tutte le decisioni del commissario», dice. Nemmeno i sindacati sono stupiti dell’uscita dal Patto. «Non c’è interlocuzione con la giunta, la nostra richiesta di incontro è rimasta lettera morta», spiega Sergio Chiloiro, segretario di Cgil Funzione pubblica che suggerisce una revisione della legge speciale e l’introduzione di una tassa sui croceristi. «Chiunque governi si scontra con il problema di regole penalizzanti per Venezia – dice Mario Ragno, segretario di Uil – bisogna fare squadra, noi ci siamo ma non sappiamo se il sindaco voglia il nostro aiuto».
R.C.
R.C.
Scrivi un commento