Gioco: tutelare la salute e garantire la legalità

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Sul sito di Famiglia Cristiana è stato pubblicato un intervento del sottosegretario Baretta in merito alla questione della delega fiscale sul gioco ed alle ludopatie.
Di seguito ne pubblichiamo il testo integrale.

L’articolo originale è fruibile sulla pagina del periodico seguendo QUESTO LINK

La questione del gioco è diventata una priorità sociale.
Negli ultimi anni abbiamo assistito ad una sua diffusione massiccia e disorganica. E’ impressionante quanto giocano gli italiani ogni anno: oltre 80 miliardi. (il dato si riferisce al solo gioco legale!). Tutto ciò ha provocato fenomeni sociali allarmanti di dipendenza, facendo crescere una nuova coscienza civica. È ora che anche il legislatore ne tenga conto. Lo ha già fatto il Parlamento, con l’articolo 14 della delega fiscale, è quello che intende fare il Governo con il decreto applicativo, che verrà inviato alle Camere nei prossimi giorni. Da alcuni settori sociali si guarda con diffidenza alla posizione del Governo su questo delicatissimo argomento; se guardiamo allo scenario storico ciò è comprensibile, ma stavolta lo sforzo che si sta facendo è importante ed è bene valutarlo senza pregiudizi.
Quali sono, dunque, gli obiettivi che intendiamo perseguire? Il primo è, certamente, la tutela della salute pubblica, a cominciare dalle persone più deboli e dai minori. Perciò prevediamo una rilevante riduzione e razionalizzazione del settore, a cominciare degli apparecchi, che sono i principali imputati della diffusione del disagio sociale, riducendoli di circa 80/100 mila attraverso  l’obbligo per bar e tabacchi di assegnarvi uno spazio “dedicato”, non visibile dall’esterno, prevedendo non meno di 7 m. per ogni apparecchio e, comunque, non più di 6. Il gestore avrà la responsabilità, sanzionata, di vietare, in ogni caso, il gioco ai minori. Ma il gioco non va solo limitato, va anche scoraggiato. Il dibattito sulla pubblicità è, perciò, importante. So che è un punto controverso e che molti considerano non soddisfacente la soluzione prevista dal Governo che prevede solo la proibizione nelle fasce protette. Discutiamone durante l’esame parlamentare.
Il secondo è la lotta alla illegalità. L’Italia ha conseguito nell’ultimo decennio risultati importanti   diventando un modello di riferimento internazionale (l’ultimo successo è la sentenza della corte europea del Gennaio 2015). Questa vera e propria guerra può essere combattuta con efficacia mantenendo intatto il principio della riserva statale in materia di giochi. La organizzazione pubblica e nazionale del gioco, attraverso il regime concessorio e non  autorizzativo è la condizione primaria per combattere efficacemente la criminalità organizzata e  la diffusa illegalità. Va in questa direzione la decisione di “collegare” non solo per la trasmissione dati, nell’arco di un paio d’anni, tutte le macchine presenti sul mercato, al server centrale, ma conservando le dimensioni attuali della giocata (spesa e vincita contenuti). Voglio essere chiaro su questo punto che ha sollevato polemiche: è impensabile che nei bar e nei tabacchi, dopo lo sforzo che facciamo per ridurre gli apparecchi peggiorassimo qualità sociale. Sarebbe criminale!
Non basta: revediamo anche un inasprimento delle regole di accesso. Non basterà aprire un esercizio commerciale qualsiasi e poi mettervi una postazione di gioco on line. Succede che in molti comuni “no slot” proliferano, con licenza comunale, sale irregolari. A tal fine definiamo nuove sanzioni che necessitavano di essere aggiornate e rese più severe, compreso il blocco amministrativo dell’esercizio.
Tutto ciò comporta, da parte dello Stato, un importante intervento regolatore che necessita di una  forte collaborazione con gli Enti locali, per evitare un sistema territoriale a macchia di leopardo che preveda da un lato zone franche e dall’altro addensamenti tali da configurare veri e propri quartieri a luci rosse del gioco! Per questo la regola rigorosa delle distanze da un insieme di fonti (scuole luoghi di culto, enti pubblici, ecc) era legittimamente giustificata e motivata dall’eccesso irrazionale dell’offerta che, però, con questo decreto ridimensioniamo e regoliamo. So quanto questo punto sia molto sensibile. La individuazione di criteri territoriali coerenti coi principi nazionali è, per quanto ci riguarda, oggetto di confronto durante l’esame parlamentare e, in parallelo, con – come ho già detto – con gli enti locali; anche per definire, in particolare con le Regioni, la gestione del fondo, che istituiamo, finalizzato a buone cause sociali e che si aggiunge a quello di 50 milioni dedicato alla lotta contro la ludopatia.

Insomma, c’è, di sicuro, molta strada da compiere, ma è sbagliato non riconoscere quanto si sta facendo. le battaglie sociali vanno anche vinte, non solo dichiarate. e, in questo caso, si fa in avanti.

Pier Paolo Baretta

2015-03-09T20:11:16+01:00 9 Marzo 2015|In evidenza, News|

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