Baretta: dal 2016 Comuni “liberi” dal patto di stabilità (il Gazzettino)

ImmagineSlitta l’entrata in vigore della local tax, destinata a unificare Imu, Tasi e altri tributi, ma il governo si impegna per il 2016 ad una riforma complessiva della finanza locale, che dovrebbe portare all’abolizione del Patto di stabilità per i Comuni. Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’Economia, ha seguito il percorso della legge di Stabilità in Parlamento: mentre il provvedimento affronta l’ultimo passaggio alla Camera guarda alle prossime cose da fare.
Un fisco comunale più semplice era un obiettivo che per ora il governo ha mancato.
«La volontà di realizzarlo era forte, ma data la grande complessità della materia abbiamo preferito non affrettarci ad una soluzione improvvisata, insomma non fare pasticci. Intanto con la conferma dei tetti alle aliquote Tasi penso che riusciremo ad evitare nuovi aumenti della tassazione. Poi si tratta di lavorare da subito in modo da avere già pronta per la prossima legge di Stabilità una riforma complessiva, non solo degli aspetti tributari, ma di tutta la finanza locale».
Quali saranno le novità?
«Per i Comuni si può puntare a cancellare completamente il Patto dal 2016. Sarà una riforma complessa perché gli aspetti da affrontare sono tanti, ad esempio il trasferimento alle amministrazioni comunali del gettito degli immobili produttivi, quelli di categoria di D. Ritengo che questa operazione possa essere in parte anticipata nel 2015, sarebbe un modo per compensare le amministrazioni comunali dei fondi legati alle detrazioni della Tasi, 625 milioni che sono stati riconosciuti quest’anno ma non ci sarebbero nel 2015. Ma stiamo tentando di fare anche un’altra operazione. Il Patto di stabilità viene tolto per cinque anni ai Comuni che si fondono. Questa è la direzione in cui andare, 8.000 Comuni sono troppi bisogna puntare sulle unioni e meglio ancora sulle fusioni. Credo che negli ultimi tempi la sensibilità stia cambiando: resta l’attaccamento ai gonfaloni ma ci si sta rendendo conto che unirsi è un modo per ottenere efficienza e migliorare la qualità dei servizi».
Al Senato la manovra è cambiata, per la verità in modo un po’ caotico.
«È chiaro che questo modello di legge di Stabilità va superato, non può diventare il luogo in cui risolvere tutti i problemi. Però sono state fatte correzioni importanti. Penso al credito d’imposta Irap che riguarda 1.400.000 lavoratori autonomi, molti dei quali artigiani, che non avendo personale non avrebbero beneficiato dell’esclusione dall’imposta di questa componente. È un intervento che vale 166 milioni. È molto positiva anche la soluzione trovata per la tassazione dei fondi pensione e delle casse di previdenza, che resta invariata per gli investimenti nell’economia reale. Pensiamo si possa generare da subito un flusso di investimenti per almeno 3 miliardi».
E il capitolo sociale?
«È un capitolo consistente: dal fondo per la ludopatia al bonus per i nuovi nati, dall’incremento della dotazione per la non autosufficienza, che passa a 400 milioni, fino all’aumento degli stanziamenti per gli ammortizzatori sociali».
Nella manovra invece non c’è molto sulle pensioni.
«È stata approvata la norma che cancella le penalizzazioni per chi va in pensione prima dei 62 anni. Per motivi finanziari non è stato possibile inserire altre correzioni come quella sulla quota 96 degli insegnanti. Sulla previdenza però non servono nuove riforme, ma va fatta una manutenzione di quelle che già ci sono, in direzione di una maggiore flessibilità. Dare la possibilità di uscire prima in cambio di una pensione un po’ più bassa risponde anche all’esigenza delle aziende di ricambio generazionale».

2014-12-22T16:33:20+01:00 22 Dicembre 2014|In evidenza, Legge di stabilità, News, Notizie dal Veneto, Rassegna stampa|

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