Il sottosegretario all’Economia, il veneziano Pier Paolo Baretta, parte da lontano, ricordando quando a Porto Marghera “eravano in 40mila a lavorare”. La speranza, per lui, è che il padiglione Aquae apra a un nuovo futuro, «dove conservazione e innovazione stiano assieme».
Il grosso ormai è fatto. Il padiglione Aquae dell’Expo è quasi pronto e ieri le autorità hanno benedetto l’intervento con il consueto – e forse prematuro – taglio del nastro. Il cantiere è infatti ancora in piena attività; tuttavia, resta il fatto che in pochi mesi i privati (Condotte Immobiliare) hanno fatto il loro, costruendo dal nulla, e a tempo di record, una struttura espositiva da 10mila metri quadri destinata a durare negli anni e a spostare il baricentro della terraferma.
Diverso il discorso per quel che sta attorno alla mega struttura innalzata a due passi dal Vega, ossia strade e infrastrutture che rischiano di risultare inadatte ad accogliere i turisti nel periodo dell’esposizione e, successivamente, chi verrà a frequentare il nuovo polo fieristico di Venezia. Il commissario Zappalorto ha annunciato che ad inizio anno cominceranno i lavori di manutenzione straordinaria dell’area, ma senza farsi troppe illusioni, a partire dalla realizzazione di un’accesso via acqua sul canale Brentelle. Lavori più importanti potranno invece esser fatti grazie ai 150 milioni di euro che il Ministero dello Sviluppo Economico metterà a disposizione per la riqualificazione di Porto Marghera, e provenienti da una multa all’Alcoa. I tempi però saranno lunghi, e per l’apertura dell’Expo non ci sarà un granché di strade e collegamenti.
Guardando il bicchiere mezzo pieno, l’Expo farà rivivere un’area martoriata aprendo la porta a scenari nuovi. Per questo al taglio del nastro è stata ressa di autorità e personalità, senza scordare l’incombente stagione elettorale (con simpatico fuori programma tra il presidente del Veneto, Luca Zaia, e Alessandra Moretti, sua sfidante alle prossime regionali).
Tutti sono pronti a scommettere che con il padiglione Aquae si è arrivati a un punto di svolta per Porto Marghera. Per Zaia, «l’Expo a Venezia è un’occasione per tutti i veneti», con un governatore comunque convinto che il futuro di Marghera sia la manifattura e non quello di diventare “un enorme campo da golf”. Il sottosegretario all’Economia, il veneziano Pier Paolo Baretta, parte da lontano, ricordando quando a Porto Marghera “eravano in 40mila a lavorare”. La speranza, per lui, è che il padiglione Aquae apra a un nuovo futuro, «dove conservazione e innovazione stiano assieme». Stesso ragionamento per Alessandra Moretti, che vede nell’Expo «un’occasione per uno sviluppo diverso», mentre Matteo Zoppas, presidente degli industriali veneziani e presidente delegato del Comitato Expo Venezia, si augura che da qui in poi «il valore dell’Expo di Venezia sia più forte dei campanilismi».
In attesa che i numeri confermino le grandi attese che accompagnano l’Expo, rimane una sola certezza: un pezzo della vecchia Porto Marghera se n’è andato ed è arrivato qualcosa di nuovo. E, come ha detto Isabella Bruno Tolomei Frigerio, presidente di Condotte, «un’area abbandonata è stata restituita alla città».
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