VENEZIA Se è vero che il decreto «Sblocca Italia» ha aperto alle trivellazioni in Adriatico e a una futura legge destinata a superare il divieto di ricerca e idrocarburi dal 1991 messo a protezione del golfo di Venezia (dal Polesine a Monfalcone), è altrettanto innegabile la necessità di coinvolgere nell’operazione gli enti locali. E’ la posizione di Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’Economia, che spiega: «E’ bene che su questa materia intervengano le Regioni, alle quali va delegato il compito di concedere le autorizzazioni. Sono le più idonee a valutare le condizioni migliori per procedere». Ma sul punto il Veneto è stato molto chiaro. La commissione Ambiente del consiglio regionale ha appena approvato all’unanimità la proposta di legge statale che vieta le esplorazioni del fondale marino e il governatore Luca Zaia ha sempre affermato: «Il nostro è un no a priori, estrarre petrolio dall’Adriatico è uno scempio ambientale». «Non esiste solo il Veneto — osserva Baretta — e comunque se ci fosse contrasto tra istituzioni si potrebbe risolvere nelle sedi opportune. L’intento dello Sblocca Italia è di favorire la capacità competitiva del nostro Paese nei confronti degli altri che si affacciano sull’Adriatico, mettendoci nelle condizioni di ripartire ma senza prescindere dal rispetto per l’opinione delle Regioni. Non si può ignorarle, va chiesto loro di studiare bene il dossier non in chiave elettorale nè burocratica, ma nell’ottica del progresso dell’Italia. Vediamo — chiude il sottosegretario — se si può inserire il tema in un emendamento alla Finanziaria, sennò lo porteremo in Conferenza Stato-Regioni».
In Adriatico sono già in funzione 10 centrali di raccolta, collegate a un centinaio di piattaforme e a 240 pozzi. I sondaggi della compagnia norvegese «Spectrum» hanno inoltre individuato giacimenti per 3 miliardi di barili di petrolio, che potrebbero fruttare all’Italia 2,5 miliardi di euro nei prossimi cinque anni. «Il Veneto si attivi subito, o resterà indietro — osserva Bortolo Mainardi, ex commissario della Tav ed esperto in materia —. La Croazia ha appena chiuso la gara per l’assegnazione di 29 blocchi off shore. Capisco l’urgenza di tutelare l’ambiente, che va perseguita senza però fare dell’ambientalismo inquinante. Basta con i pregiudizi ideologici». Quanto alla subsidenza, cioè l’abbassamento del suolo marino che interessa soprattutto Venezia, secondo Mainardi la nostra regione lo subisce comunque, per le trivellazioni altrui. E aggiunge: «Dal Po, ramo di Goro, a Fano, si estre gas dal 1952, grazie a un cinquantina di piattaforme off shore forti di 187 pozzi e non mi pare che nè l’Emilia nè le Marche ne abbiano risentito sul piano ambientale, della pesca e turistico». Aspetto, quest’ultimo, che fa infuriare Marco Michielli, presidente regionale di Confturismo, che sfida il governo a imporre alle società di estrazione un’assicurazione con i Lloyds su Venezia e la sua costa. «Lanciano le trivellazioni? Bene, si accertino che le compagnie si dotino di una copertura di tutti i danni, da quelli ambientali a quelli alle imprese turistiche — attacca Michielli —. Non possiamo permettere che l’inquinamento delle acque e la subsidenza minaccino la prima economia del Veneto (il cui comparto balneare conta 32 milioni di visitatori per un business di 17 miliardi di euro l’anno, ndr). Non si può essere così incoscienti, miopi e scellerati da pensare di poter controllare tali rischi. La subsidenza sarebbe un disastro per le nostre coste e annienterebbe il turismo balneare, già provato dalla crisi, da una stagione con fatturati in forte perdita e dalle mareggiate».
A rassicurare gli animi ci pensa Barbara Degani, sottosegretario all’Ambiente, da sempre contraria alle trivellazioni. «Lo Sblocca Italia non le facilita — avverte — ma rimette in circolo l’economia, semplifica le procedure e razionalizza il sistema. In tema di trivellazioni la nostra normativa resta la più rigida al mondo. La tutela dell’ambiente è stata garantita anche nell’ambito della semplificazione delle procedure, abbiamo introdotto il divieto assoluto di fracking (esplosioni), la procedura di ricerca e trivellazione più invasiva che esista».
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