Il Veneto spende il 7% meno dell’Italia (La Nuova Venezia)

la nuova 2-10Costi standard, la formula magica per tagliare il debito pubblico salito a 2.200 miliardi di euro e superare il patto di stabilità: che succederà quando i Comuni dovranno adottarli, quale sarà l’impatto sui bilanci? Il Veneto, che svetta nella graduatoria delle regioni più virtuose con Vicenza modello di efficienza in Italia, spera che il ministero dell’Economia inverta il trend: dopo la stagione dei tagli lineari, deve arrivare il riequilibrio delle risorse. La sfida sembra impossibile perché quei 2.200 miliardi di buco equivalgono, per la statistica, a 36.225 euro procapite di debito. Secondo Bankitalia, l’incremento delle spese mese dopo mese è dovuto all’andamento dei conti delle amministrazioni centrali che vale 20,9 miliardi. Cala, invece, il debito delle Regioni e delle Province autonome passato da 37,9 a 36,6 miliardi mentre è rimasto stabile quello delle Province (8,4 miliardi) ed è aumentato da 47,6 a 48 miliardi il debito dei Comuni. Se questo è il quadro generale, cosa può cambiare con i fabbisogni e i costi standard, che i sottosegretari Pier Paolo Baretta ed Enrico Zanetti hanno presentato in luglio e che l’Anci guarda con grande sospetto? Il primato del Veneto. Nella classifica dell’efficienza, il Veneto è in testa con una spesa storica inferiore del 7% rispetto alla media italiana: i 581 comuni hanno ricevuto 2,7 miliardi dallo Stato con profonde sperequazioni. Abruzzo, Umbria e Toscana invece hanno esagerato e con la Legge di stabilità 2014 dovrebbero ricevere meno risorse per tornare in equilibrio. Nel calcolo sono escluse le 5 regioni a statuto speciale e sarà compito del presidente dell’Anci Piero Fassino aprire la trattativa con il ministro Pier Carlo Padoan per il riparto dei fondi, ma il sindaco di Torino è stato chiaro: «I dati sono aggiornati al 2010, mentre l’incidenza maggiore sulla spending review arriva dal triennio 2011-2013 caratterizzato da drastici tagli: raccomando al Governo di non prendere provvedimenti in base a queste tabelle». Uno stop che equivale a una dichiarazione di guerra. Le città sprecone. Il Veneto è virtuoso con l’eccezione di Venezia, Padova e Rovigo finite nel libro rosso, ma il primato della finanza allegra spetta al Sud e a Perugia, con 1.057 euro procapite, il 31% in più rispetto alla media: a ruota seguono Brindisi, Taranto e Potenza, ma troviamo anche Lamezia Terme e Campobasso che spendono appena 427 euro procapite e hanno il record della virtuosità pari al 40%. Cosa significa? Che nel Mezzogiorno i Comuni gonfiano del 6,7% la spesa del personale mentre tirano la cinghia sui servizi sociali: asili nido, istruzione, trasporti e raccolta rifiuti sono decisamente carenti con un deficit del 4,91% rispetto alla reale necessità. La posizione del governo. I costi standard sono da sempre il cavallo di battaglia della Lega e il governatore del Veneto Luca Zaia non si stanca mai di ripetere che non capisce perché un pasto negli ospedali di Padova costi 6 euro e in Sicilia 50. Mistero che mai verrà chiarito perché Crocetta è fuori classifica. Se n’è accorto anche il sottosegretario Enrico Zanetti (Sc-Monti), secondo cui «stiamo per entrare nell’ultimo miglio del federalismo fiscale, quello vero. Ci sono i presupposti per superare il patto di stabilità. Ora si vedrà chi è davvero federalista e nemico dei tagli lineari e chi invece parla, ma poi ci marcia sopra», ha detto Zanetti a un convegno dall’Anci Veneto a Verona, aperto da una comunicazione di Marco Stradiotto, consulente Sose. «Sono pronto a girare tutta l’Italia per spiegare che queste metodologie possono essere migliorate ma non vanno temute, perché questo non è un processo con cui una parte d’Italia ci guadagnerà e una ci perderà, bensì un processo con cui l’intero Paese migliorerà la sua spesa, i suoi servizi e la sua classe politica. La sperimentazione scatterà con la legge di stabilità 2015 e l’obiettivo non è fare cassa ma completare il federalismo fiscale fermo sulla carta dal 2009» ha concluso Zanetti. Una posizione condivisa da Pier Paolo Baretta: «Si tratta di un salto di qualità che si inserisce nel percorso di modernizzazione dello Stato. Con l’entrata in vigore del pareggio di bilancio obbligatorio per tutti gli enti, dobbiamo studiare le sanzioni per chi non rispetta i vincoli, ma tenere in vita anche il Patto di stabilità interno sarebbe una cappa inutile per i Comuni. Ci stiamo già preparando, la nuova legge di stabilità segnerà il cambio di marcia». Tutto è pronto per la riforma anche i sindaci sono sul piede di guerra perché a Roma il governo ha annunciato tagli lineari: il patto di stabilità verrà davvero abolito per i comuni? Renzi lo ha promesso e se c’è la parola del premier…

2014-10-02T12:05:44+02:00 2 Ottobre 2014|In evidenza, News, Notizie dal Veneto, Rassegna stampa|

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