Il quotidiano La Nuova di Venezia eMestre ha intervistato l’ex sindaco Massimo Cacciari.
«Questa città è stata espropriata. Deve tornare a decidere del suo futuro. E per far questo ha bisogno di una nuova amministrazione, giovane e capace, di mettere insieme le energìe migliori. La vecchia guardia, per forza di cose, è ormai fuori gioco». L’ex sindaco Massimo Cacciari entra nel dibattito preelettorale e lancia la sua proposta al centrosinistra. «La visita del presidente Napolitano in città è stato un segnale forte, molto positivo», attacca Cacciari, «non è stata solo una visita di cortesia. Il presidente ha visitato la Fondazione Pellicani, ha voluto conoscere gli studi sulla città che dovrebbero essere alla base di ogni futura amministrazione». Si voterà in primavera. «Sembra di sì, se il governo non batte un colpo. Io credo che bisognerebbe votare prima possibile, non si può lasciare la gestione della città a un commissario. Ma bisogna girare pagina, al più presto: la situazione è drammatica, e dopo l’esperienza traumatica che la città ha vissuto con lo scandalo Mose è inevitabile che si butti il bambino con l’acqua sporca». Si deciderà a Roma? «Spero di no. Anche se sono anni che si decide a Roma, secondo una logica centralista. Così è stato per il Mose, che il Comune non voleva, così è per il Porto, per l’aeroporto, per il traffico acqueo, per le bonifiche e per tutti gli aspetti fondamentali della vita della città». Dunque? «Occorre una nuova legge speciale che metta Venezia, i suoi abitanti e la manutenzione al centro di tutto. Bisogna superare il Magistrato alle Acque dopo tutto quello che è successo, riformare l’Autorità portuale che non ha nulla a che fare con la città e comanda sulle nostre acque. Bisogna cambiare la plancia di comando, e a decidere per Venezia dovrà essere il sindaco della nuova Città metropolitana». Qualcuno può chiedere: ma voi dove eravate? «Dove eravamo? A battagliare contro i governi di destra e sinistra, e qualcosa abbiamo portato a casa tra mille difficioltà: il tram, il nuovo Tronchetto, la Giudecca, le nuove istituzioni culturali, il Lido». Al Lido c’è ancora il buco davanti al palazzo del Cinema e l’ospedale al Mare è stato chiuso. «Beh al palazzo del Cinema c’era la Banda Bassotti, li hanno messi in galera. Io non ho firmato una carta che fosse una. Un giorno è venuto da me Balducci, inviato da Rutelli. Ha fatto bene con il Giubileo, mi aveva detto. Balducci voleva che partissimo con i lavori del nuovo Palacinema con 5 milioni su 130. Come no… L’Ospedale è diverso: lì è la crisi che ha bloccato tutto». Non è un po’ tardi per cambiare rotta? «Basterebbe che il mondo della politica si confrontasse in modo non demagogico. La Repubblica Serenissima non esiste più, non potrà più esistere, come lo stato Pontificio». Venezia è travolta dal turismo. «Il turismo è un’industria che tiene, per fortuna. Non possiamo garantire sempre servizi come per le giornate di punta. Certo i flussi vanno razionalizzati, ma anche qui senza demagogie». Niente ticket? «No. Si potrebbe mettere sui passeggeri delle crociere. Ma per far questo occorre che sia il Comune a comandare sul Porto». Una bella sublagunare… «Un’ altra grande opera? Dopo quello che è successo? Per carità…» Non si sono fatti nemmeno i terminal. «È vero. La Save è sovrana sul suo territorio. Vi ricordate il progetto di O. Gehry? Il sottoscritto ha votato contro il bilancio di Save per quello, e anche perché non volevano nemmeno costruire un tapis roulant per arrivare dalla darsena all’aerostazione». Chi sarà il prossimo sindaco? «Si dovrà scegliere sulla base di programmi realistici, senza false promesse, sulla base delle cose da fare. Una cosa è certa: non potrà essere nessuno della vecchia guardia». Fin dove arriva la vecchia guardia? «Beh mi pare chiaro no? Una fase è conclusa. I vari Cacciari, Costa, Simionato, Baratta, anche Casson, si devono far da parte. Il mio candidato sindaco ideale deve essere giovane e mestrino». Lo diceva anche dieci anni fa… poi lo scontro fu tra Casson e Cacciari, tutto interno al centrosinistra. «Infatti, io avevo proposto allora Alessio Vianello, un giovane avvocato. Potevano darmene uno migliore. Invece niente…». Ma perché mestrino? «Perché la città è là, con le sue potenzialità, a cominciare dalla bonifica di Marghera. Anche qui il Comune era stato bloccato, dai vari Mascazzini, Clini, dirigenti romani». Un sindaco giovane non basta per governare una città così complessa. «Infatti, bisogna fare una squadra forte, fatta di persone competenti. I vari Micelli, Maggioni, Ferrazzi, Alessandra Taverna. Gente che ha lavorato bene e va recuperata». Girano anche altri nomi: oltre a Casson il sottosegretario Baretta. «Persone che stimo moltissimo, che lavorano bene. Ma adesso bisogna lasciare strada ai giovani. Anche Paolo Baratta ha fatto benissimo alla Biennale ma a 75 anni non può mettersi a fare il sindaco». Insomma, cambiare. «Sì, ma non a vanvera. Bisogna dare un forte segno di discontinuità, altrimenti la sconfitta è assicurata. Anche se il centrodestra ancora non si è organizzato. Se candidano la Zaccariotto potrebbero farcela. E se i grillini vanno al ballottaggio con il centrosinistra, rischiano di prendere anche i voti della destra».
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