VENEZIA — Ammonta a 159 milioni di euro il conto che il maltempo a luglio e ad agosto finora ha presentato al settore del turismo in Veneto. Prenotazioni saltate, progetti per trascoere il weekend al mare, in montagna o al lago accantonati per pioggia con tutto il corollario di gelati mai consumati, lettini mai affittati, cene al ristorante mai gustate. Un orizzonte di perdita che sfuma i confini del danno emergente, vale a dire la perdita effettivamente subita, in quelli del lucro cessante, e cioè il mancato guadagno, perché basato sul calo di presenze. «Un calo secco del 15%», ha detto Paolo Artelio, presidente del Consorzio Lago di Garda. «A Cortina e in montagna siamo a meno 30 per cento», misura Gherardo Maniago, presidente degli albergatori di Cortina. Sul litorale, da Sottomarina a Bibione la valutazione è più complessa perché se Leonardo Ranieri, presidente di Unionmare quantifica una contrazione del 20%, d’altra parte il direttore di Confesercenti Veneto Maurizio Franceschi fa notare che «sabato scorso l’assessore regionale Marino Finozzi diceva che le strutture alberghiere erano tutte esaurite», Armando Ballarin di Assocamping conferma «i campeggi hanno buone presenze e cali poco vistosi» e, alla fine si concorda tutti sulla media ipotizzata dal sindaco di Jesolo Valerio Zoggia e osservata da Gaetano Bandolin, responsabile marketing per «Europa tourist group», agenzia che gestisce 2.600 appartamenti e otto alberghi tra Bibione e Lignano: una contrazione del 5 per cento. «E si tenga conto che ormai camere e alloggi vengono venduti solo con sconti del 15%, altro mancato guadagno»,avverte Bandolin. Il valore teorico standard di ogni presenza giornaliera è di cento euro e se il lago ne perse 774mila, il mare 753mila e la montagna 625mila, il conto ammonta a circa 200 milioni di euro. Senza contare il 15% delle camere scontate.
Un calcolo non troppo vicino dell’esattezza di bilanci e fatturati ma che indica in che direzione va lo stato di crisi del settore in Veneto. Anzi, stato di calamità, come ha chiesto il presidente di Confcommercio Verona Paolo Arena. Il governatore Luca Zaia ha afferrato il suggerimento al volo: «Ci sono tutti i presupposti per valutare lo stato di crisi per il turismo. Anzi, la Regione sta già raccogliendo tutti i dati necessari», ha annunciato.
«E’ francamente prematuro fare bilanci il 19 agosto ma sul tema l’attenzione del governo c’è tutta – assicura Paolo Baretta, sottosegretario al ministero dell’Economia – Lo dimostra lo spostamento da giugno a settembre dei pagamenti dei canoni balneari per dare ossigeno agli operatori. Massima attenzione al problema: aspettiamo la fine della stagione e, se c’è bisogno di interventi, valuteremo». Sgravi, aiuti, dilazioni: si vedrà come. Perché nel Veneto il turismo conta per il 12 per cento del Pil ed è la prima regione turistica d’Italia. Ma lo stato di calamità, quello no. «Stiamo attenti a non creare precedenti perché la calamità naturale è altro», avverte Baretta.
«La calamità naturale a casa mia è una bomba d’acqua. Non il semplice maltempo – scuote la testa Marco Michielli, presidente di Confturismo Veneto – Coldiretti ha stiracchiato il concetto di calamità oltre ogni limite e adesso la si chiede ad ogni pioggia. Certo abbiamo avuto un meteo allucinante, si può calcolare che ogni giornata di pioggia al mare causi 5 milioni di euro di perdite, il tema c’è. Ma siamo imprenditori e ci dobbiamo fare carico del rischio d’impresa. L’unica e vera calamità naturale è l’eccessivo carico fiscale». L’Irap che picchia più duro su chi ha più dipendenti, ad esempio, mentre Turchia ed Egitto fanno una concorrenza spietata sui prezzi. «La dichiarazione di calamità è uno spot – sorride Franceschi – Piuttosto si attivino politiche per allungare la stagione turistica dando incentivi o sgravi per ridurre i costi dell’energia». Venezia sopratutto, incoraggia Antonello De’ Medici, presidente della sezione Turismo di Confindustria Veneto. «Finisce la Mostra del Cinema, e poi? Bisognerebbe allungare il calendario programmando attività differenti». Invece l’estate in città si apre a giugno con la vernice della Biennale e si chiude a inizio settembre col Leone d’Oro. Esattamente come qualsiasi spiaggia. «E anche lì è necessario un lavoro sinergico tra Regione, Governo e categorie per pianificare una prospettiva di allungamento della stagione», invita Ranieri. Per spalmare rischio imprenditoriale, vacanze e maltempo su di un arco di tempo più lungo. «Una tema serio e fondamentale per una regione a forte vocazione turistica – conviene Baretta – Rimodulare il calendario scolastico però non è un ragionamento che si improvvisa».
Monica Zicchiero
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