Per la sfida al governatore uscente Luca Zaia, con il giusto candidato, il Pd potrebbe anche rinunciare alle primarie. È quanto emersa dal meeting tra deputati, senatori, consiglieri, parlamentari europei e amministratori locali del partito democratico, riuniti a Mogliano per avviare il cammino elettorale in vista delle regionali del 2015. Non sarà proprio un rigore a porta vuota ma stavolta, sulla scia dei risultati delle ultime europee, la conquista del Veneto pare un obiettivo tutt’altro che impossibile. Giocano a favore i numeri dell’effetto Renzi, illustrati dall’intervento introduttivo del professor Paolo Feltrin: 2 milioni di voti sottratti al centrodestra su scala nazionale e metà dei comuni veneti con il Pd in grado di superare il 35%. «Il tradizionale masochismo del centrosinistra» (citato dal politologo trevigiano), invece, rema in senso opposto. Passi falsi, come il caso della sconfitta a Padova dove hanno pesato le divisioni interne, sono assolutamente da evitare. Quando parla Ivo Rossi c’è un raccoglimento speciale, ma ormai si guarda al futuro e l’hashtag del momento è #ObiettivoVeneto2015. La regia dell’incontro organizzato dall’associazione Ares, quasi dal sapore congressuale, è del sottosegretario all’Economia e finanze Pier Paolo Baretta. Primarie si o no? «Condivido l’idea che le primarie facciano parte della nostra storia,» spiega Baretta citando quanto affermato pochi giorni fa da Alessandra Moretti «ma tutto va inquadrato in una priorità politica, il nome deve essere frutto di un lavoro collettivo e il Pd deve avere la capacità di presentarsi con proprie proposte». «Sennò che partito è?» gli fa eco la parlamentare trevigiana Floriana Casellato che chiede più radicamento territoriale e boccia l’ipotesi di primarie da realizzare anche per la scelta dei singoli candidati consiglieri: «Utilizziamole con parsimonia». Ribadisce il concetto il segretario regionale Roger De Menech: «Le primarie sono uno strumento non il fine ultimo, se servono si fanno, se non servono non si fanno, se ci sarà più di un candidato interessante le faremo, se ci sarà il Thomas Mûller della situazione non ce ne sarà bisogno». Ma perché quello che fu il tratto distintivo, quasi una bandiera del Pd, oggi è guardato con sospetto? La risposta arriva da Feltrin, analizzando proprio il caso Padova: «Quando il centrosinistra si divide non si rimette più assieme». E segnala anche che non c’è più molto tempo da perdere «le campagne elettorali si vincono sulla lunga distanza». «Le eventuali primarie, con data unica in tutta Italia, si terrebbero entro ottobre» risponde il segretario De Menech. Il termine ultimo per la scelta del candidato alla carica di governatore del Veneto dunque è fissato in autunno, ma non è escluso che i dirigenti Pd, convergendo questa volta su un’ipotetica proposta unitaria, vogliano far risparmiare due euro loro elettori. Quali sono i nomi in campo? La risposta più diretta è del consigliere regionale Lucio Tiozzo: «L’euro parlamentare Alessandra Moretti, Roger De Menech, il nostro segretario, abbiamo esperienze importanti come Pier Paolo Baretta, i sindaci come Achille Variati». Qualcuno ci prova anche con Giovanni Manildo («A me le primarie piacciono», dice però il sindaco trevigiano vittorioso anti-Gentilini nel 2013, quasi una mascotte dal valore simbolico). Il dibattito è aperto, ma se si sbaglia lagrande balena rimarrà verde per altri cinque anni.
Matteo Marcon
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