«Urge pressing dei parlamentari Pd ci serve almeno un ministro veneto» – L’intervista sul Corriere del Veneto

intervista corriere venetio 15-02-14VENEZIA — Pier Paolo Baretta, sottosegretario uscente al ministero dell’Economia, è un politico di lunga esperienza e sa bene che le autocandidature sono un boomerang micidiale. Per questo mette subito le mani avanti lasciando la decisione al Partito democratico, ma non rinuncia a lanciare con forza la candidatura di uno o più veneti nel futuro governo Renzi.
«Ho abbastanza esperienza per sapere che un ministro non viene scelto soltanto sulla base delle sue competenze tecniche ma anche seguendo altri criteri. Ritengo però che il Veneto, una delle regioni più importanti d’Italia per il suo tessuto economico e per il rapporto con l’Europa, non possa non avere almeno un rappresentante nell’esecutivo e non possa rinunciare a un suo uomo a Bruxelles. Non è una questione di campanili ma di strategie a livello nazionale. Fin da ora invito tutti i democratici veneti a lavorare compatti perché a Roma e in Europa ci sia la presenza di uno di noi».
Questo per il futuro esecutivo. Ma finora che cosa ci hanno guadagnato i veneti ad avere tre corregionali a Roma?
«La presenza dei veneti nell’esecutivo ha permesso di finanziare i lavori della Pedemontana, l’Alta velocità ferroviaria tra Brescia e Padova, il Mose, la seconda linea del tram a Padova e la terza corsia della A4. Personalmente ho spinto molto anche per la revisione dei canoni demaniali degli ormeggi delle imbarcazioni. Questo provvedimento darà respiro ai pescatori del litorale».
Non è un po’ poco rispetto a quanto chiesto dalle imprese e dai cittadini?
«Non abbiamo fatto solo questo. Come governo Letta abbiamo dato il via ai pagamenti della pubblica amministrazione mettendo in moto il percorso di riparazione di un grave limite dello Stato che deve più di cento miliardi alle imprese; abbiamo dato sostegno alle famiglie e alle imprese dell’edilizia con l’ecobonus del 50% per le ristrutturazioni energetiche, abbiamo allentato il Patto di stabilità di un miliardo di euro e abbiamo dato il via alla cessione dei beni demaniali ai Comuni che ne hanno fatto richiesta spingendo verso una soluzione federalista. Abbiamo anche chiuso la procedura di infrazione con l’Unione europea».
Può quantificare il risultato di questi provvedimenti?
«Finora sono stati immessi nel circuito 22 miliardi di euro sui 40 stanziati per i pagamenti delle pubbliche amministrazioni, ci stiamo incamminando verso un sistema di pagamenti più rapido a 30 e 60 giorni, abbiamo liberato 20 miliardi con l’ecobonus e a partire da quest’anno i Comuni potranno fare più investimenti per la messa in sicurezza delle scuole e del territorio. E c’è anche il cuneo fiscale. A partire da metà anno le imprese vedranno qualche risparmio sul lavoro».
Che voto darebbe al governo Letta?
«Il segno “più” del Pil (ieri l’Istat ha registrato un +01%, l’ultimo trimestre positivo risale al 2011). I risultati si vedranno nei prossimi mesi, ma rivendico con orgoglio il fatto che siamo passati dalle parole ai fatti. Il nostro compito era di spostare il paese dalla recessione allo sviluppo. Ecco: credo che abbiamo gettato le basi da cui partire per arrivare a questo obiettivo».
Possiamo dire che chi ha criticato e liquidato questo governo è stato ingeneroso?
«In politica non esiste generosità. Ma qui non c’è solo questo: molte critiche, anche di alcuni esponenti del mio partito, non sono state soltanto ingenerose, sono state proprio frutto di analisi sbagliate o faziose. Voglio che sia chiaro che anche se cambia il governo, non cambiano i problemi oggettivi della finanza pubblica italiana».
Renzi ha sbagliato?
«No. Le condizioni politiche sono cambiate. Al di là dei meriti di Enrico Letta che vanno riconosciuti, va sottolineato che il nostro governo si è formato quando esisteva il Pdl e quando Scelta Civica era un unico partito. Ora ci sono altri partiti in campo, è cambiata la direzione del Partito democratico. Insomma, ora c’erano i presupposti per un cambiamento anche al governo».
Alcuni esponenti del governo Letta però sono stati criticati anche nei contenuti. Il ministro Flavio Zanonato, per esempio, è stato al centro di una bufera su Electrolux. Non crede che avrebbe potuto fare di più?
«Zanonato ha lavorato in situazione di emergenza continua con gli strumenti a disposizione del ministero e non mi risulta che abbia mollato le aziende venete in crisi. Anzi. Che poi si possa fare di più, quello sempre».
Restano ancora molte cose da fare. Che cosa ha la priorità per il Veneto adesso?
«Il Salva Venezia (vedi articolo a destra ndr), la risoluzione del contenzioso con Bruxelles per gli sgravi fiscali per le aziende di Murano e di Marghera e l’emergenza alluvione».
A proposito di alluvione, Letta aveva detto che i soldi sono pochi. Renzi che dirà?
«I soldi sono pochi, è vero, ma si devono trovare per mettere in sicurezza il territorio del Veneto. Questo è un impegno che il governo Renzi deve prendersi fin da subito».

2014-02-15T14:03:15+01:00 15 Febbraio 2014|News, Notizie dal Veneto, Rassegna stampa|

Scrivi un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.