(p.n.d.) Il più imbarazzato è stato senz’altro Pier Paolo Baretta (nella foto), sottosegretario all’Economia del governo Letta. Proprio quando le bottiglie di spumante erano state stappate, una dietro l’altra, per l’obiettivo raggiunto, c’è stato il rischio del… tracollo. «La norma non è stata inserita nel decreto per le ragioni di semplificazione del testo che ha seguito il ritiro del decreto sugli Enti locali e non per motivi di ordine politico o di merito – si sbriga a precisare -. Letta conferma che sarà varata, tra pochi giorni. Ho personalmente parlato con il Presidente del Consiglio e prendo atto del suo comunicato con il quale conferma che sarà comunque varata, tra pochi giorni, la norma che prevede l’allentamento dei vincoli del patto di stabilità per Venezia, chiudendo così questo spiacevole episodio. La norma era stata concordata a tutti i livelli e già vidimata dalla Ragioneria Generale dello Stato». Insomma, una situazione non proprio allegra. «Ciò, però, conferma – aggiuge il sottosegretario – che si rende sempre più necessario ed urgente un diverso e più razionale modo di produzione legislativa, per evitare che, in assenza, finiscano per subirne gli effetti negativi le situazioni che meno ne hanno responsabilità, ma maggiore la urgenza; penso, ovviamente, non solo al caso di Venezia, ma, ad esempio, anche a quello dei Comuni in difficoltà o in pre dissesto, per cause non dipendenti dalla volontà degli amministratori in carica, per i quali erano previsti interventi che pure sono stati espunti dal decreto».
Ma proprio prendendo spunto dalle notizie provenienti da Palazzo Chigi e la doppia firma che ha escluso Venezia dai benefici finanziari, arriva la “staffilata” del parlamentare veneziano di Scelta Civica, Enrico Zanetti. «Alla fine si scopre che le norme “Salva Giunta” non sono nel decreto Milleproroghe, come trionfalmente annunciato, ma in un futuro decreto che “sarà emanato quanto prima”. Forse Letta, avendo saputo che per il sindaco Orsoni questo intervento non era un aiuto a chi non sapeva come altrimenti salvarsi, ma un riconoscimento del Governo per una corretta gestione finanziaria, ha pensato che, se il bilancio per il Sindaco va così bene, non è poi così urgente intervenire».
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L’impressione è che ci si sia messo di mezzo anche Carlo Emilio Gadda visto che a Roma è stato compiuto un bel “pasticciaccio”. E tocca addirittura al premier Enrico Letta metterci una pezza con una telefonata diretta ieri pomeriggio al sindaco Giorgio Orsoni. Dopo le pacche sulle spalle solo 72 ore fa per aver evitato le forche caudine dello “sforamento” del patto di stabilità, ieri attorno alle 16.30, a Ca’ Farsetti è piombato il gelo. Già. Il Capo dello Stato, Giorgio Napolitano aveva firmato i due decreti legati al “Milleproroghe”, ma – incredibilmente – nel provvedimento sottoscritto dal Presidente della Repubblica non vi era la norma relativa all’allentamento dei vincoli del patto di stabilità dedicata a Venezia. «Un atto di rigore da parte del Quirinale» erano i commenti in ambito romano. In realtà, un fulmine a ciel sereno per Ca’ Farsetti tanto che, appresa la notizia, Orsoni pare sia andato su tutte le furie, abbandonando il classico aplomb per mettere sul piatto della bilancia addirittura la fascia tricolore. Ma poi ci ha pensato Letta con uno “squillo” a Ca’ Farsetti annunciare la sua volontà di chiudere la vicenda, un tantino imbarazzante, nel minor tempo possibile.
Comunque una “doccia fredda” non da poco con il rischio reale di una “figuraccia” dietro l’angolo da parte di tutti e l’avvicinarsi per Ca’ Farsetti del baratro e ritrovarsi a dover far fronte a tutti i vincoli dello “sforamento” proprio quando aveva annunciato – almeno nei fatti – di averla “svangata”. E di più, dopo la telefonata al sindaco, lo stesso Palazzo Chigi ha diramato una nota ufficiale per mettere a tacere i detrattori: «Il presidente Letta – si dice – conferma la decisione di pervenire all’approvazione, nei termini già condivisi a livello governativo, della norma sull’allentamento dei vincoli di stabilità per Venezia. La norma non ha potuto trovare collocazione nei due decreti in pubblicazione per l’esigenza di assicurare agli stessi snellezza e rigorosa omogeneità, ma si conferma la volontà del governo di inserire la disposizione nel primo provvedimento utile». Insomma, appesi ad un filo. «Prendo atto del comunicato di Letta – sottolinea Orsoni – e di quanto mi ha detto a voce. L’inserimento della norma nel primo provvedimento utile potrà garantire la corretta continuazione dell’azione amministrativa del Comune, che in mancanza di un tale intervento si troverà ad essere compromessa già da domani, 1° gennaio, in particolare nei settori della sicurezza e dei servizi sociali».
«Un pasticcione romano – sibila il vicesindaco e assessore al Bilancio, Sandro Simionato – Di certo ora sarà una corsa contro il tempo. Da quello che capiamo la norma dovrebbe andare al primo Consiglio dei ministri utile, previsto per l’8 gennaio. C’è tempo fino al 31 marzo, ma l’imbarazzo è evidente. Dovremmo adeguarci allo “sforamento” almeno per tutta la prossima settimana».
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