Questa mattina sono iniziate le votazioni per il Presidente della Repubblica.
Ho votato per Franco Marini! Non solo per le comprensibili ragioni personali: un amico, un “compagno” di tante battaglie sociali, un riferimento per la storia del lavoro italiana (come ha ben ricordato Guglielmo Epifani all’assemblea dei gruppi parlamentari) . Un aspetto tanto più importante nella attuale crisi drammatica che viviamo. Una persona onesta e sobria.
Non solo per le evidenti ragioni politiche. Marini è uno dei fondatori del PD, per la cui realizzazione mise in gioco il proprio patrimonio storico, spaccando i popolari e sciogliendo la Margherita e non avendo mai (mai!) uno sbandamento sulla netta distinzione di destini storici tra il centro destra ed il centro sinistra.
Ma anche, e non da ultimo, per una coerenza logica e lealtà organizzativa. Una settimana fa ho dato un mandato pieno a Bersani perché trovasse una convergenza, la massima possibile, su un nome che fosse, però, un politico, espressione del nostro campo e proposto da noi. Questo mandato pieno è stato dato dai gruppi parlamentari, cioè gli elettori del capo dello Stato.
In questi giorni di trattative sono emersi diversi nomi. Il Movimento 5 stelle non ha voluto incontrare Bersani, ha fatto un percorso proprio ed ha candidato Gabanelli e, solo dopo il suo rifiuto, Rodotà, mettendo Prodi alla fine della lista.
Il PD ha proposto Amato, D’Alema, Finocchiaro, Marini, Mattarella, Prodi. Una “rosa”, insomma. Ciascuno di loro (Rodotà compreso, ovviamente) ha caratteristiche soggettive e gradimento diversi.
Tra questi andava individuato non il migliore in assoluto, non il più interessante per noi o parti di noi, ma – questo era il mandato! – quello sul quale si concentrava il massimo consenso reciproco con le altre grandi forze popolari del Paese. Su questo ha lavorato Bersani per tutta la settimana.
La scelta è caduta su Marini. Se fosse caduta su un altro di quei nomi lo avrei votato con la stessa tranquillità.
C’è chi sostiene che il Paese non regge perché c’è bisogno di novità. Quale dei nomi proposti lo è? Al dunque, il Movimento 5 stelle e alcuni del Pd dicono Rodotà, altri Prodi, altri ancora Bonino. Nomi rispettabilissimi (a Prodi mi lega un affetto ed una stima particolare!). Qual è la differenza tra Marini, Prodi, Rodotà o la Bonino? Fatto salva, per quest’ultima, una non sottovalutabile questione di genere: la rettitudine? No. L’esperienza? No. L’estraneità alla politica o alla prima e seconda Repubblica o alle Istituzioni? No di certo! L’anagrafe? Sostanzialmente no. L’autorevolezza? Ognuno ne esprime un aspetto. E allora?
Allora, si contesta Marini perché è considerato il simbolo di una troppo larga intesa, quella col Pdl? (devo presumere che la stessa obiezione sarebbe stata rivolta, indistintamente, anche gli altri nomi, altrimenti il problema diventa un altro e, forse, ben più serio!). Ma allora non bisognava dare il mandato a Bersani. Era tutto chiaro allora, compresi i nomi possibili.
Peraltro, io penso che la tesi che attribuisce alla elezione di Marini, in quanto avviene col consenso del Pdl e della Lega e di Scelta civica, il significato di aprire la strada al governissimo, sia una presunzione non dimostrata delle intenzioni di Marini.
Infine, questa è stata la proposta fatta dal segretario del mio partito ai gruppi parlamentari e votata, sia pure a maggioranza. Per quanto ormai ciò appaia irrilevante, per me ha ancora un significato.
Pier Paolo Baretta
Pier Paolo condivido e aggiungo i cattolici, anche quelli del PD , in nome dei principi non negoziabili, non possono e non devono votare candidati come Rodota’ e Bonino!
Caro Pier Paolo, sono un Compagno della Cgil e non ho nulla contro Marini che considerò persona retta e onesta così come capisco la coerenza di Bersani nel tentativo di rispettare la costituzione e i suoi dettati nella ricerca di candidati di garanzia condivisi. Ma purtroppo tutto ciò è contrario allo spirito dei tempi e bravi dirigenti (come tu ben sai) devono capire se un buon accordo e maturo per essere chiuso o ha bisogno di tempo per maturare. Purtroppo non c’è stato ne l’uno ne l’altro. Ma il vero problema non è Marina e il terrore che ci ha attanagliato che Marini fosse il via libera al governo di larghe intese con il PdL.
GIORGIO, un segretario di Circolo PD; caro Baretta almeno tu hai avuto il coraggio delle tue opinioni,. che tuttavia non condivido; una cosa va chiarita Bersani, come tu dici , aveva avuto il mandato dalla maggioranza dei grandi elettori almeno di quelli che si sono presentati all’incontro; va bene ma sia lui che loro avevano avuto sia al Congresso e anche alle primarie un preciso mandato che era quello, più volte ribadito da Bersani in precedena fino al giorno prima e non anni prima, di contrastare la destra non di fare inciuci co b…..( e per favore abbi rispetto per l’intellegenza dei militanti e non rispondere con la storiella che l’elezione del Presidente e del Governo erano due cose separate); quindi sono loro che hanno disatteso,tradito, i militanti e gli elettori ai quali avevamo chiesto i voti per un governo alternativo : Su quello che è successo dopo e soprattutto su coloro che in pubblico hanno applaudito la scelta di Prodi e poi nel segreto hanno votato il contrario la decenza e l’educazine mi costringe a non definirli come vorrei, mi limiterò ad un MISERABILI!