Crisi e imprenditori suicidi, quattro priorità da affrontare

Il Corriere del Veneto pubblica oggi un contributo in cui Pier Paolo Baretta indica alcune priorità per dare risposte agli imprenditori veneti in difficoltà

Guarda il giornale

Lo scambio di opinioni tra il senatore Castro e alcuni rappresentanti delle parti sociali sul ruolo centrale dell’impresa e del lavoro è molto opportuno per richiamarci tutti alla drammaticità della situazione. Ma se continuiamo a scaricarci le colpe – politici, imprenditori, sindacati – e non ci mettiamo rapidamente a collaborare insieme, con lo sguardo rivolto al futuro, la situazione economica e sociale, che già ci è sfuggita di mano, diventerà irrecuperabile.

Non esiste la possibilità che di fronte a drammi, personali e collettivi, quali il suicidio di troppi imprenditori, la disoccupazione di migliaia di persone, la chiusura di centinaia di imprese, il vertiginoso aumento della povertà, ma anche delle disuguaglianze, qualcuno possa scagliare, non dico la prima, ma nemmeno la seconda pietra.

La complicata situazione politica non può diventare un alibi. Serve un governo, ora. Le scadenze concrete incombono: i ritardi cronici di pagamento dei debiti da parte della pubblica amministrazione, che, come è stato giustamente detto, vanno pagati, non certificati; l’arrivo più o meno contemporaneo di Tares ed IVA, il rifinanziamento della Cassa integrazione… Per non parlare della stesura del Def e dei rapporti con l’Europa.

La credibilità della politica dipende certamente molto dalla capacità urgente di cambiare la legge elettorale, di risolvere la questione del finanziamento pubblico, di completare il processo di trasparenza e sobrietà sui costi… ma la vita delle persone, delle famiglie, delle imprese dipende dalla soluzione dei problemi suddetti.

È urgente, dunque, avviare, oltre a una soluzione governativa, una “via parlamentare” alla soluzione della crisi.

Non si frappongano, dunque, indugi, ma già la prossima settimana si formino le Commissioni parlamentari e si definisca un calendario di lavoro sulle priorità sopra indicate, a partire da: 1) una revisione sostanziale del patto di stabilità, liberando immediatamente i comuni dai vincoli attuali per consentire loro di pagare gli arretrati e di avviare un piano di investimenti pubblici, fatti di piccole grandi opere che diano fiato alle economie locali; 2) rifinanziare la Cassa integrazione e il sussidio di disoccupazione; 3) detassare gli utili reinvestiti e l’Imu sui beni strumentali; 4) rinviare di un anno la Tares ed evitare l’aumento dell’Iva.

Almeno su questi primi punti si legiferi. Soprattutto i pagamenti arretrati delle pubbliche amministrazioni vanno liberati. Tra le cause principali dei problemi delle imprese c’è la crisi di liquidità. Un nodo scorsoio che impicca i datori ed i prestatori di lavoro. In questi giorni l’allarme cresce e l’Anci se ne sta facendo carico. L’invito che viene da più parti agli Enti locali di sforare il patto di stabilità rischia, in assenza di immediate norme che consentano  di pagare, di  diventare la strada più diretta. Non lasciamoli soli, offriamo loro delle vie di uscita istituzionali.

Ma questa linea di interventi urgenti della politica va affiancata da un nuovo livello di relazioni sindacali. Si apra a livello nazionale tra le parti sociali un grande tavolo di crisi che coordini i tanti già aperti e proponga le necessarie soluzioni contrattuali e legislative.

Alle riforme che , inesorabilmente, la politica deve fare, si accompagnino le analoghe che interessano il mondo produttivo. Penso alla irrisolta questione della rappresentanza, alla rapida applicazione delle riforme dei contratti e la loro semplificazione numerica e settoriale. Penso alle poche, ma essenziali modifiche da apportare alla legge Fornero sul mercato del lavoro.

Anche a livello locale si renda permanente una collaborazione tra tutti i soggetti politici, istituzionali e sociali. Anche in Veneto. Sia l’Anci Veneta a farsi promotrice. A Roma, intanto, Il Parlamento e le parti sociali si incontrino e lavorino insieme per gestire questa difficilissima transizione. Non esistono zone franche, o voltiamo pagina tutti o la definitiva sconfitta della politica non aprirà nuovi spazi, ma solo un vuoto che sarà colmato dalla disperazione e la rabbia.

 

 

 

2013-03-17T10:03:20+01:00 17 Marzo 2013|Comunicati stampa, Notizie dal Veneto, Rassegna stampa|

Scrivi un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.