Onorevole Dario Franceschini la Sicilia, la Lombardia e il Veneto sono le tre regioni in bilico dove si deciderà la maggioranza al Senato: a che punto siete nella rincorsa?
«Noi siamo in testa, sono gli altri che rincorrono. Siamo ottimisti perché gli italiani sanno che c’è bisogno di stabilità, di un governo che affronti la crisi del Paese. Basta con le avventure e l’incertezza. L’unica prospettiva di governabilità è legata alla vittoria del Pd: con questa legge chi prende un voto in più conquista il premio di maggioranza mentre tutti gli altri si dividono i resti. La sfida è tra noi e Berlusconi. Spero che gli elettori moderati tentati di votare Monti, quelli arrabbiati affascinati da Grillo e quelli di sinistra che guardano a Ingroia alla fine decidano per un voto di governabilità».
Il Veneto delle partite Iva sta voltando le spalle a Lega e Pdl e sta per saltare sul carro di Grillo: non teme che il M5S possa paralizzare il parlamento?
«Chi vota Grillo esprime un voto di protesta e non vuole certo governare a palazzo Chigi. Se guardo al Veneto penso a quanta gente in buona fede ha votato Lega e Berlusconi e ha preso solenni fregature: va bene, una, due e tre ma farsi fregare anche la quarta volta mi pare una forma di masochismo. Pdl e Lega hanno tradito tutte le promesse in termini di infrastrutture, aiuti alle imprese e sicurezza nelle città. Bossi e Berlusconi hanno governato 9 degli ultimi 11 anni. In America un presidente sta in carica 8 anni e poi esce di scena. In Gran Bretagna un elettore deluso dai laburisti vota i conservatori, in Germania chi non apprezza la Merkel vota la Spd e agli italiani delusi dico: non votate Grillo ma scegliete Bersani, persona seria, onesta e preparata».
Se al Senato il centrosinistra non avrà la maggioranza, siete pronti al patto con Mario Monti?
«Il Pd punta ad avere l’autosufficienza numerica sia alla Camera che al Senato. L’allargamento al centro sarà semmai una scelta politica per dare più forza al governo e non una costrizione numerica. Vedremo il risultato di lunedì. Agli elettori veneti dico: avete provato tante volte Lega e Pdl, per una volta provate noi, il Pd e i progressisti».
Con quali proposte pensate di far ripartire l’economia e di uscire dalla recessione?
«Non parteciperemo alla gara delle promesse impossibili. Mi chiedo come si possa credere alla restituzione dell’Imu, proposta uguale al rimborso del bollo formulata il venerdì prima del voto nel 2008 dal Pdl. Per il Pd, l’Imu va eliminata per tutti coloro che versano fino a 500 euro: ciò significa che il 95% delle prime case non la pagherà più. Copriremo la minore entrata con un prelievo aggiuntivo sugli immobili con un valore commerciale superiore ai due milioni. Poi dobbiamo eliminare i ticket sulle visite specialistiche: quando c’è la malattia non si può andare in base al reddito ma vanno piuttosto tagliate le consulenze inutili nella sanità. Terzo: aiutare le piccole e medie imprese, togliendo dalla base imponibile dell’Irap il costo del lavoro. Quarto: allentare il patto di stabilità in modo che i Comuni possano far ripartire gli appalti».
Sacconi ha detto che dopo il voto si affaccerà ancora l’incubo Grecia: lei che ne pensa?
«È straordinario sentirlo dire da chi ci ha portato a un passo dalla Grecia. La crisi 2008 è stata uguale per Italia, Germania e Usa ma la capacità di governo di Belusconi e Tremonti ci ha fatto finire sul baratro. Per fortuna è arrivato Monti».
Intervista di Albino Salmaso, “La Nuova Venezia” di venerdì 22 febbraio
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