C’è un punto che è emerso molto bene nella discussione e nella tavola rotonda e che fa sì che questa sessione di Cortona costituisca un passo in avanti ulteriore nel dibattito politico. E, cioè, la presa di coscienza che la emergenza culturale e valoriale, istituzionale e politica, economica e sociale italiana non è soltanto limitata alla attuale fase di decadenza dell’epoca berlusconiana, ma proseguirà oltre – ben oltre, dice Casini – la fase del declino ormai rapido (nella sua essenza, ed anche, sia più lentamente, nel suo consenso) del “sogno” che il Berlusconismo ha rappresentato per la maggioranza degli italiani. E, ciò, perché il fallimento di una politica e il marasma del suo interprete, che rischiano di far coincidere la caduta del leader con il fallimento di un’epoca, lasceranno – come ha detto efficacemente Franceschini – “macerie” attorno a noi. E, non a caso, in più interventi ed anche nel senso del ragionamento di Bersani, è emersa la parola “ricostruzione”. Ebbene: è arrivato il momento di dedicare più energie alla ricostruzione che alla demolizione. Di rendere più esplicito agli occhi dei cittadini il nostro progetto per il futuro, non lontano, ormai, che non intrattenerli solo sui limiti, ormai conclamati della attuale condizione. Se c’è un errore, clamoroso, che fanno alcuni nostri alleati, penso prima di tutto l’Italia dei valori e parti della sinistra politica e sociale, ed alcuni nostri presunti sostenitori, penso all’Unità, è proprio questo: in nome della giusta battaglia contro Berlusconi, si tiene tutto bloccato sul contingente, come se la liberazione da Berlusconi avesse un valore in sé e non in quanto vogliamo cambiare l’Italia e non il Governo e basta…
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