Agenda 2030 e sviluppo sostenibile, residenzialità e fine della monocultura turistica, Made in Venice e innovazione della governance amministrativa. Sono stati questi i temi al centro della partecipata assemblea provinciale di Italia Viva con Pier Paolo Baretta, candidato sindaco del centrosinistra alle elezioni amministrative di Venezia, e Sara Moretto, deputata di Italia Viva, che si è tenuta ieri sera sulla piattaforma Zoom.
“Abbiamo ribadito – sottolineano i coordinatori provinciali Aurora Marchioro e Alessandro Maggioni e la deputata Sara Moretto e la deputata Sara Moretto – l’appoggio di Italia Viva alla candidatura di Pier Paolo Baretta, un appoggio convinto basato sulla condivisione di metodo, valori e obiettivi. L’incontro è stata l’occasione per confrontarsi sui temi del programma e per gettare le basi di quel cantiere sul quale, già da tempo, gli iscritti e attivisti di Italia Viva sono impegnati. Vogliamo dare il nostro contributo in termini di innovazione e idee al processo di cambiamento di cui il nostro candidato vuole farsi promotore. Venezia deve ambire a diventare quella metropoli europea che merita di essere. Pensiamo in grande, l’immaginazione è il fulcro di qualsiasi progetto di trasformazione”.
Sulla stessa linea, l’intervento del candidato sindaco Pier Paolo Baretta. “Sono davvero contento per questa riuscita occasione di confronto. Dobbiamo assumere – ha spiegato Baretta – l’orizzonte dell’Agenda 2030 come quadro di sviluppo della città, basato su sostenibilità e su processi di innovazione e benessere che tengano conto dei cambiamenti economici, sociali e climatici già intervenuti. Soprattutto ora che attraversiamo questo difficilissimo momento di difficoltà legato al Covid19, sentiamo il bisogno di una ripartenza che progetti un futuro diverso. Per tanti anni la città si è affidata alla monocultura. Prima è venuta la monocultura industriale, che, pur con le contraddizioni sociali e ambientali che abbiamo conosciuto, ha garantito per decenni redditi e lavoro, ma, di fronte alla crisi industriale di fine anni ’70, non ha retto, portando da quasi 40 mila a poche migliaia i lavoratori di Marghera. Poi è stata la volta della monocultura turistica, che ha pure portato sviluppo e benessere, ma ha cambiato il volto della città, sia di quella d’acqua sia di Mestre. La prima si è svuotata di residenti e si è adattata a un turismo mordi-e-fuggi, mentre la seconda è stata sacrificata alla centralità esclusiva del centro storico, nonostante le sue potenzialità di diventare punto di riferimento del triangolo industriale Padova-Treviso-Venezia. È da qui – conclude Baretta – che occorre ripartire per immaginare la Venezia del futuro, dove la produzione di qualità sia protetta da un marchio, il “Made in Venice”, che assicura un rilancio di attività economiche specifiche del nostro territorio. Una ripresa culturale e imprenditoriale che riscopra la necessità di ricostruire la residenzialità lagunare e avvii uno sviluppo integrato della terraferma. Sostenibilità economica e sociale e benessere diffuso ed equo sostenibile sono obiettivi di rilancio possibili per la nostra città. È il momento”.
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