Hanno fatto tappa a Trevignano (TV) gli incontri promossi da AReS, Associazione per il Riformismo e la Solidarietà, sull’esito elettorale del 4 marzo scorso. “Il voto alle elezioni politiche: analisi per costruire il futuro”, il tema dell’incontro che si è svolto questa mattina a Villa Onigo, con il prof. Paolo Feltrin, politologo dell’Università di Trieste, l’on. Sara Moretto, deputata del Partito Democratico, e il sottosegretario all’Economia e alle Finanze Pier Paolo Baretta.
Dopo saluti del sindaco di Trevignano Ruggero Feltrin, ha introdotto i lavori il consigliere provinciale Sebastiano Sartoretto: “Le elezioni ci hanno consegnato un esito drammatico – ha dichiarato -, perció riteniamo vada intrapreso un processo di ricostruzione del Partito Democratico, non soltanto a livello nazionale ma anche, e soprattutto, a livello territoriale, a partire dalla discussione sui temi. In quest’ottica, portiamo l’associazione Ares anche qui a Treviso, per comprendere meglio la nostra società e offrire un punto di vista diverso, basato sulla capacità di studiare i fenomeni politici che stiamo vivendo”.
“Le elezioni – ha spiegato il prof. Feltrin – sono la migliore analisi sociologica di un paese e il 4 marzo scorso, qualcosa nella società si è mosso. Il voto espresso dagli italiani va compreso nell’ambito della crisi delle società occidentali, che si reggono su due punti: le libertà e la sicurezza. Finché c’è sicurezza, si pone il focus sulle libertà, ma quando vengono messe in dubbio la sicurezza economica, la sicurezza personale a causa del forte flusso di migranti e la sicurezza sociale con la legge Fornero, emerge un malessere di fondo. Malessere che si concretizza al Nord, dove il reddito è alto, con il voto alla Lega e nel Sud, dove il reddito è basso, con il voto al M5s”.
“Un’analisi del voto è più che opportuna – ha detto l’on. Sara Moretto -, ma non deve essere un rito, bensì un processo. In questo senso, il Partito Democratico si faccia promotore in Europa di una conferenza dei partiti progressisti e riformisti. In Italia, dopo il 4 marzo molti hanno letto il voto come una risposta data agli elettori sulla base di una protezione non ricevuta. Uno degli errori è stato rispondere con i numeri a sentimenti che avevano a che fare con la più intima percezione di insicurezza. Dobbiamo allora dare una visione (si badi, non un sogno irrealizzabile) di società e riproporre quell’idea di futuro che gli elettori hanno sentito mancare. E per discutere di prospettiva è necessario ripartire da una riflessione su identità e organizzazione del Partito”.
“In estrema sintesi – ha affermato il sottosegretario Baretta -, sono cinque le cause della sconfitta del centrosinistra. Innanzitutto, non siamo riusciti ad intercettare i profondi processi sociali messi in moto nel mondo, in Europa e in Italia. In questi cinque anni di governo non abbiamo fatto male o poco, anzi, abbiamo fatto troppo, avviando numerose riforme, senza tuttavia riuscire a portarle tutte a termine. A ciò si aggiungono le divisioni interne. Da un certo momento in avanti, poi, è emerso anche un fastidio, talvolta eccessivo e sproporzionato, verso il leader.
Alla luce di tutto ciò, mi chiedo: per vincere le elezioni dovremmo forse rinunciare alla nostra moderazione? Chi governa è obbligato a non mantenere le promesse, anche quando impraticabili o dannose al sistema? E ancora, il fatto che i vincitori propongano un impasto di posizioni post-ideologiche, significa che è finito il tempo dei partiti? In questo scenario, come si organizza il consenso e qual è il ruolo dei soggetti disintermediati, nella ricostruzione della rappresentanza? Siamo vittime delle personalità indiscusse, o indiscutibili, dei leader? E infine – ha concluso Baretta -, quanto pesano la disinformazione e la cattiva informazione?”.
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