Pinotti: “Se lasciamo i dem in mano alle tifoserie è finita. Un errore emulare Macron” (Repubblica)

“Penso che dobbiamo ripartire dal Pd, che è il punto d’approdo di una lunga storia del centrosinistra. Questo dibattito su “oltre il Pd” non lo comprendo. Il Pd non è un partito socialdemocratico, mette insieme culture riformiste di diversa ispirazione, da lì si ricomincia”. Così la ministra della Difesa Roberta Pinotti, intervistata da Giovanna Casadio – La Repubblica.

Ministra Roberta Pinotti, il Pd sta all’opposizione. Ma è giusto fare la minoranza silenziosa, non è come entrare in letargo?
«Dopo un risultato elettorale negativo è necessario un momento di riflessione. Ci vuole un’analisi forte e andare a fondo. Se da un lato dobbiamo essere orgogliosi delle molte cose buone fatte dai governi a guida Pd, dall’altro ci sono contraddizioni che la sinistra non ha saputo affrontare dando le giuste risposte. Dalla globalizzazione, che ha impoverito il ceto medio e accentuato le disuguaglianze, alle questioni poste dai flussi migratori. Riflettere non è letargo».

Però il presidente Mattarella sollecita intese, altrimenti non sarà possibile un governo. Voi dem potreste ripensarci?
«Tocca a chi ha vinto trovare una soluzione di governo. Però il Pd ha a cuore le istituzioni e ascolteremo le parole del capo dello Stato».

Renzi si è riunito con i fedelissimi. Nel Pd ci sono due partiti in uno?
«Il problema non sono le riunioni. Se il Pd agisce come se fosse una serie di tifoserie, rischia di perdersi. Io penso che dobbiamo ripartire dal Pd, che è il punto d’approdo di una lunga storia del centrosinistra. Questo dibattito su “oltre il Pd” non lo comprendo. Il Pd non è un partito socialdemocratico, mette insieme culture riformiste di diversa ispirazione, da lì si ricomincia».

Appoggerà Martina, che si candida segretario del Pd nell’Assemblea dei mille delegati tra due settimane?
«Sono una supporter dello sforzo di Martina in un momento così difficile. Ne vedo la serietà, la volontà di tenere unito il partito».

Però c’è un fronte ampio tra i dem che vorrebbe anticipare le primarie. Lei cosa ne pensa?
«Le primarie sono uno straordinario strumento. Tuttavia oggi più che di montare gazebo, abbiamo bisogno di pensare, di superare divisioni incomprensibili e occuparci dell’Italia e dei bisogni degli italiani».

Pensa che Renzi sia tentato dalla costruzione di un suo partito, di una sorta di “En Marche” all’italiana?
«Non lo so, ma l’iniziativa di Macron è nata nel contesto francese. Da noi c’è il Pd».

Uscire o restare nel Pse? Si è aperto anche questo dibattito nel Pd in vista delle europee.
«Quando Renzi ci propose di entrare nel Pse, la scommessa era trasformare la famiglia socialista europea in una nuova casa dei riformisti. Manterrei quell’obiettivo. Non c’è bisogno di emulare Macron, del Pd dobbiamo essere orgogliosi».

Lei è stata la prima donna ministra della Difesa. Ora c’è una delegazione di soli uomini al Quirinale, per fare un esempio.
«Il Pd con Renzi ha dato vita al primo governo metà uomini/metà donne. Una delegazione solo al maschile fa temere un arretramento. Non va bene perché la parità di genere determina anche la qualità della proposta».

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2018-04-07T14:42:03+02:00 7 Aprile 2018|News, Notizie dal Veneto, Rassegna stampa|

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