In un’ampia intervista con il Gazzettino di Venezia, oggi il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta commenta il risultato elettorale. A seguire riportiamo la versione integrale dell’articolo.
MESTRE Senza il paracadute delle liste proporzionali, con la sconfitta al collegio di Rovigo e Chioggia al Senato Pier Paolo Baretta resta fuori dal Parlamento. Da sottosegretario all’Economia e punto di riferimento per i renziani in due governi, nonostante il supporto dal partito a livello locale ha pagato le scelte nelle composizioni dei listini e la decisione, da Roma, di affidargli una sfida quasi impossibile e da fuori sede. In un collegio già appaltato al centrodestra. «Per me è acqua passata – commenta Baretta – Quello che è avvenuto tra ieri e oggi pone problemi molto seri sulla prospettiva del partito: dobbiamo concentrarci sulla situazione che abbiamo a urne aperte. Partiamo da questo 20% di italiani e veneti che ci hanno votato, è poco ma bisogna avere rispetto per loro e ripensare alle nostre scelte: politiche, organizzative e di rappresentanza».
SCELTE DI CAMPO Con il suo 20% di preferenze Baretta è stato superato da Roberta Toffanin, candidata del centrodestra che ha vinto il collegio, e da Micaela D’Aquino del Movimento Cinque Stelle. «È prevalso un dato nazionale di protesta e di ribellione, di paura e di chiusura – commenta Baretta – che hanno avuto la meglio sui buoni risultati raggiunti per rilanciare il Paese, in questi cinque anni difficili di governo, e sulla strada intrapresa. Il valore del territorio, i programmi, i candidati, la loro esperienza, e disponibilità personale non sono stati presi in considerazione, non hanno rappresentato valore aggiunto nelle scelte dell’elettorato». Le proposte del Pd, in campagna elettorale, sono arrivate troppo tardi: «Per troppo tempo l’agenda politica italiana è stata dettata da Lega e Cinque Stelle su temi scottanti e controversi sui quali devono contare più i valori che le convenienze. La sconfitta evidente e senza attenuanti del Partito democratico e le affermazioni clamorose della Lega e del Movimento Cinque Stelle sono lì a dimostrare che si vince quando si riescono a presentare proposte alternative, che definiscono un’identità».
SINISTRA BLOCCATA Risposte che nemmeno la coalizione di Liberi e uguali sembra essere riuscito a dare in questa tornata elettorale: «L’operazione politica di Leu non è riuscita – commenta Baretta – non sono diventati un’alternativa, quindi credo che debbano fare una riflessione di fondo. Percorso di analisi che dobbiamo fare anche noi, per rafforzare la coalizione. Partiamo da uno zoccolo debole ma presente nel territorio. E dobbiamo ricostruire tenendo conto che abbiamo a breve scadenze importanti: le Europee tra un anno, le regionali e comuni importanti, compreso Venezia». Baretta ritornerà quindi a concentrarsi su Venezia: «Anche qui ci sarà molto da fare. Intanto continuo il mio lavoro al governo, finché è in carica, poi vedremo. Ci sono tanti modi per fare politica, all’interno del Pd di sicuro ma anche con un impegno civico in cui potrò mettere a disposizione l’esperienza accumulata in questi anni. Di certo non mollo».
PASSO INDIETRO D’accordo però sulla decisione dei segretari, sia Renzi che Scattolin, di dimettersi: «Va bene il congresso, su tutti i livello. Nel Partito Democratico sarà tutto da ricostrure, a livello nazionale e anche locale, è certamente la strada più trasparente».
LA SORPRESA Il risultato coglie di sorpresa anche l’ex sindaco di Venezia Sandro Simionato: «Che si perdesse era evidente ma non ci aspettavamo questa batosta clamorosa. Non è da attribuire solo all’avanzata di Lega e M5s, forse ci abbiamo messo del nostro con qualche candidatura sbagliata. Il dato di fatto è che si apre una fase davvero complicata, non solo per il Paese, che ha la prospettiva di un governo retto dalle forze populiste, ma anche per il Pd, che rischia di non reggere il colpo». L’ex vicesindaco di Venezia racconta di un Pd in stato confusionale: «C’è poca lucidità, e lo dimostra l’operazione di dimissioni del segretario, ma anche degli organismi locali. Non sono d’accordo con la richiesta di Gigliola Scattolin di chiedere le dimissioni al segretario comunale Giorgio Dodi. Un segretario eletto da due mesi non può avere responsabilità in una simile débacle».
Scrivi un commento