Venezia e San Marco sono il simbolo del buon governo, della capacità di ripartire per conoscere, condividere, crescere
Immortalate dalla storia, Venezia e San Marco sono, assieme, il simbolo di una civiltà che per secoli ha proposto un modello di buon governo, di relazioni, di convivenza.
Pur considerando gli aspetti problematici che accompagnano alcune fasi del passato, il messaggio positivo che sottende la loro storia prevale, di gran lunga, sulle contraddizioni. Un messaggio attuale anche oggi, in un’epoca globale, dove i muri sembrano sostituirsi ai ponti; dove l’integrazione lascia il passo all’esclusione; dove si riduce la povertà assoluta, ma si allargano le disuguaglianze: le “periferie esistenziali” di cui parla Papa Francesco, le terre lontane che rinunciamo a visitare. Venezia e San Marco, insieme, non ci parlano, nella loro storia, di “decadenza”, di rinuncia, ma di coraggio di intraprendere sempre il viaggio, di ripartire per conoscere, condividere. Ci parlano di riuscita, di rinascita, di crescita.
Omaggio a San Marco, la moneta dedicata ai 400 anni dal completamento della Basilica
Vuole essere questo il messaggio della moneta da 2 euro, realizzata dal Poligrafico dello Stato e dedicata al 400esimo anniversario del completamento della Basilica di San Marco. Prodotta in 1.500.000 pezzi per un controvalore di 3.000.000 di euro, cui si aggiungono 8.000 monete in versione proof, ovvero da collezione, per un valore nominale di 16.000 euro, ha corso legale dal 27 gennaio 2016.
Nel dritto si può osservare la facciata della Basilica di San Marco, perfetto esempio di architettura bizantina, la cui costruzione iniziò nel 1063 nel luogo dove, nel IX secolo, era stata costruita una cappella per accogliere e venerare le spoglie di San Marco traslate a Venezia da Alessandria d’Egitto. In esergo, “1617” e “2017”, rispettivamente anno di completamento della Basilica e anno di emissione della moneta, poste ai lati del monogramma “RI” della Repubblica Italiana; in basso, la scritta “SAN MARCO”; a destra “LDS”, iniziali dell’autore Luciana De Simoni; in alto, la scritta “VENEZIA” e “R”, identificativo della Zecca di Roma; nel giro, le dodici stelle dell’Unione Europea.
Una moneta rappresenta un valore e un simbolo, viene realizzata per essere scambiata. Una moneta “circola”, genera incontri, crea relazioni. Ebbene, attraverso questa moneta circolerà, in Italia e in Europa, il nome di Venezia e il nome di San Marco. Indissolubilmente legati, come è giusto e naturale che sia. Chi può immaginare, infatti, Venezia senza San Marco e viceversa? Non mi riferisco soltanto al significato storico e architettonico, pur molto importanti, data la ricchezza del patrimonio artistico – di cui proprio la basilica di San Marco, raffigurata nella moneta, è stupefacente testimonianza – e dell’eredità storica di cui siamo eredi, custodi e valorizzatori; ma a quello culturale e spirituale.
I finanziamenti per la sede Unesco di Venezia
Non è un caso che a Venezia, a Palazzo Zorzi, abbia sede l’Ufficio Unesco Roste, unico ufficio territoriale in Europa dell’organismo, che si occupa dei rapporti con i Paesi dell’Est europeo e della salvaguardia di Venezia, in accordo con i Comitati Privati. Proprio la collaborazione fra Unesco e Comitati Privati Internazionali per la Salvaguardia di Venezia ha portato, nel corso di quasi cinquant’anni, al compimento di 717 restauri, secondo un dato aggiornato al 2015. Eppure, nel 2015, l’Ufficio ha rischiato la chiusura, visto il dimezzamento dei fondi previsti dal Ministero degli Esteri a favore dell’istituzione. Ma siamo riusciti a salvarlo, ripristinando nella legge di stabilità 2016 gli stanziamenti – in totale un milione e 300 mila euro l’anno – che erano stati tagliati. Un ulteriore contributo è stato previsto dalla legge di bilancio 2017, nella quale sono stati stanziati 250 mila euro per tre anni. Diversamente, sarebbe stata una perdita gravissima per Venezia, soprattutto in rapporto alla salvaguardia della città e della sua storia.
Basti pensare all’inclusione delle Opere di Difesa Veneziane tra il XVI ed il XVII secolo nella lista del patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. Un importante e bel riconoscimento, che premia una storia e una cultura: quella veneziana che, nei secoli, ha saputo dare un prezioso contributo alla crescita economica e culturale dei popoli. Come veneziano e come esponente del Governo italiano sono doppiamente fiero di questo risultato, che coinvolge più città del nostro Paese e del Mediterraneo e costituisce un ulteriore attestato del primato italiano nel patrimonio artistico mondiale.
Arsenale e Forte Marghera: 15 milioni dal Mibact per interventi di restauro
Un primato che si consolida anche attraverso politiche di recupero e valorizzazione del patrimonio artistico e culturale, che ne incrementano la fruibilità da parte dei visitatori. Si inseriscono in questa strategia i finanziamenti del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, approvati in sede di Conferenza unificata, che destinano quasi 15 milioni di euro per il restauro e il recupero dell’Arsenale e di Forte Marghera.
In particolare, 7,8 milioni sono stati previsti per migliorare l’offerta di servizi di ristorazione al pubblico della Biennale e per valorizzare l’area delle Tese delle Vergini, con la creazione di una connessione tra il fronte del canale di Porta Nuova e il Giardino delle Vergini, che viene utilizzato come spazio espositivo esterno. Previsto anche il recupero dell’ottocentesca Torretta di Guardia sul varco di Porta Nuova che dà accesso alla Darsena Grande, l’edificio Scaffali e l’Edificio magazzini alle Vergini.
A Forte Marghera vanno 7 milioni, cui si aggiungono i 5 previsti dal Patto per Venezia, con la realizzazione delle opere di urbanizzazione primaria e messa in sicurezza degli impianti, la sistemazione interna dei percorsi, le opere di consolidamento e gli interventi di bonifica.