Criticità finanziarie dei comuni, Baretta: “Serve un buon federalismo”

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Si è svolto lunedì 8 maggio a Venezia il convegno organizzato dal Dipartimento di Economia dell’Università Ca’ Foscari intitolato “Le criticità finanziarie dei comuni: norme indicatori, prassi applicative”. Alla tavola rotonda pomeridiana, coordinata da Stefano Campostrini, ha preso parte anche il sottosegretario all’Economia Pier Paolo Baretta, insieme a Giancarlo Verde, direttore Finanza locale Ministero dell’Interno, Massimiliano Belingheri, ad di Banca Farmafactoring, Mario Pozza, vice-presidente nazionale Unioncamere, on. Antonio Misiani, presidenza Lega Autonomie e Guido Castelli, sindaco di Ascoli Piceno e responsabile finanza locale Anci.

“La riflessione sulle criticità finanziarie dei comuni va inserita in una considerazione più ampia sul contesto. Il patto di stabilità era una trappola e l’abbiamo rimossa – ha esordito il sottosegretario Baretta –. Abbiamo poi introdotto nuove regole di contabilità: il pareggio di bilancio, rinviato di un paio d’anni, rappresenta una svolta, soprattutto perché accompagnato da una semplificazione del calcolo: da otto parametri a due. E vorrei ricordare che tutto ciò è nato dalla modifica dell’articolo 81 della Costituzione, oggetto di un’importante battaglia politico-parlamentare, che ha portato alla sostituzione del concetto di “pareggio” con quello di “equilibrio”. In questo modo, pur mirando al pareggio di bilancio, è possibile consentire agli amministratori una migliore gestione dei momenti di difficoltà. Inoltre, è stato introdotto un cambiamento sostanziale: il passaggio fra la spesa storica ai fabbisogni. A ciò si aggiunge la scelta del governo di incentivare le fusioni fra enti locali”.

“Una volta delineato il contesto – ha proseguito Baretta –, è possibile inquadrare le cause delle criticità, a partire dai pesanti tagli operati fino allo scorso anno, il 2016, quando è iniziato un lento recupero. Un secondo elemento di criticità sono gli imprevisti (ad esempio i contenziosi e gli espropri). Queste situazioni, alle quali seguono sentenze avverse, provocano crolli nella gestione del bilancio. Per porre rimedio al problema abbiamo istituito un fondo, al momento di dieci milioni circa. Quarta causa di criticità l’organizzazione istituzionale dei territori: dopo il referendum, è opportuna una riflessione coerente al risultato referendario, sull’assetto fra centro e periferia. Non bisogna poi dimenticare il problema della gestione, e in particolare il conflitto fra tecnici e politici: per questo chiedo ai ragionieri di avere più coraggio e ai sindaci di studiare di più. Infine, va considerato il tema dei trasferimenti (basti pensare all’Imu), che va pensato in coerenza al contesto”.

“Quanto ai rimedi – ha concluso – il primo, sul quale siamo molto in arretrato, è un buon federalismo. In secondo luogo, è necessario ragionare su fabbisogni standard, capacità fiscale e lavorare di più su fusioni e unioni. Questi tre punti potranno aiutarci ad affrontare la crisi finanziaria e a ritornare ad un regime di normalità”.

 

 

2017-05-09T10:41:40+02:00 9 Maggio 2017|Comunicati stampa, News, Notizie dal Veneto|

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