E’ molto probabile che la lettera di Berlusconi alla UE non sará praticata per la densitá degli impegni, da far invidia alla più trita pianificazione sovietica, con la differenza che quella era un piano pluriennale, questa è un piano semestrale. La ristrettezza dei tempi annunciati acuisce la pericolositá di alcune proposte, quali il licenziamento facile, che sta risvegliando furori ideologici sopiti ed avrà, come effetto certo, l’aumento del contenzioso davanti al giudice del lavoro. Cè un che di maniacale in questa insistenza del governo. Non era piaciuto l’accordo del 28 giugno ed ecco spuntare l’articolo 8, nel decreto di ferragosto. Norma che nessuno aveva chiesto. I sindacati e le imprese ne riducono, a settembre, con un nuovo accordo, l’impatto dirompente; ma l’esecutivo continua nel braccio di ferro e tira fuori il licenziamento per motivi “economici”. Che significa, visto che stiamo parlando di licenziamenti individuali e non collettivi? Chi lo stabilisce? Che fine fa la giusta causa? Mentre lancia questo bersaglio diversivo, Berlusconi è del tutto reticente sulle pensioni di anzianità e da premier piazzista quale è, ricicla quel che già c’è, visto che giá ora si va in pensione a quasi 66 anni con la vecchiaia. Davvero preoccupante è l’affastellamento delle proposte per la crescita. Questo, che doveva essere il cuore del decreto, denso di interventi ed investimenti straodinari non produce altro che promesse. Anche perchè la lettera è priva di credibili indicazioni finanzarie. Non dimentichiamo che ancora qualche ora prima di scriverla, lo stesso Berlusconi, facendo il verso ad un Tremonti ormai mobbizzato, ricordava che non c’è un euro disponibile. Ma, tutti questi motivi di critica, non sono sufficienti per snobbarla; relegandola nel cassetto dei sogni o nel museo egli orrori, perchè serve a un ben altro scopo: quello di mettere in campo un programma elettorale di presunto stampo “liberale”, rilanciando il centro destra come soggetto innovatore, dopo tre anni di sonno e rifacendosi, così, una verginità. Il bluff è chiaro agli addetti ai lavori e va smascherato agli occhi dell’opinione pubblica. Ma, il tentativo, sia pure spudorato, punta a riprendere l’iniziativa politica, scavalcando la Lega, che, con la vicenda banca d’Italia, la manfrina sulle pensioni di anzianià e le offese a Draghi, si è dimostrata incapace di essere all’altezza del compito.
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