Che la manovra economica presentata dal Governo sia sbagliata è sempre più chiaro. Innanzi tutto perché scarica prevalentemente sui ceti produttivi (come si diceva un tempo) o sui redditi medi e bassi i costi del risanamento. Clamorosa la scelta di sterilizzare le pensioni basse e di tassare i depositi; ma anche il taglio agli enti locali si tradurrà o in una riduzione dei servizi o in un aumento delle tasse. Addirittura offensiva è, per i cittadini, la scelta fatta sui costi della politica. Dopo annunci demagogici che servivano a rifarsi una verginità di fronte agli scandali crescenti che travolgono il governo, la montagna ha partorito il topolino. In secondo luogo perché la tanto promessa riforma fiscale è diventata solo un annuncio; una delega, nella quale, per fare un esempio, la stessa riduzione delle aliquote non ha come corrispettivo alcuna indicazione degli scaglioni e, dunque, anche l’annuncio è privo di costrutto. Ma, tra tutte queste giuste critiche (iniqua, vessatoria, ambigua…) quella più… controcorrente è definirla: inefficace! Dico “controcorrente” perché sostenere che ci sono buone probabilità che questa mannaia sia inutile ai fini per i quali viene realizzata, il pareggio di bilancio, significa mettere in discussione la buona fama che Tremonti si è fatto di essere un risanatore e di tenere i conti in ordine. Si sente spesso dire di lui, dai più disparati ambienti, dopo, magari, una sfilza di critiche: “sì…però, almeno ha tenuto i conti in ordine”. Ma è così? Iniziando la Conferenza stampa di presentazione della manovra, il super ministro ha, spudoratamente, detto che è una tradizione italiana centrare gli obiettivi di finanza pubblica. Dall’inizio di questa legislatura il deficit pubblico è passato da poco più del 100% del Pil al 120% attuale e sappiamo, tutti, che l’obiettivo di rientro, concordato con l’Europa, è, addirittura, il suo dimezzamento. Ma è stata quella con Bruxelles una buona trattativa? C’è da dubitarne visti gli esiti. E’ vero che il rischio di default, che ci avvicinava alla Grecia, ha ridotto i margini di negoziato per il nostro governo, ma dove è finito il peso del risparmio privato, tanto sbandierato proprio da Tremonti, prima degli incontri, come condizione che l’Italia avrebbe posto sul tavolo per allentare la morsa? E gli Eurobonds? Inoltre, in questi tre anni, i fabbisogni sono aumentati sensibilmente, alla faccia dei tagli lineari. E, proprio i tagli lineari, che hanno subito, in questi ultimi tempi, critiche trasversali, costituiscono una inconfutabile prova di quanto stiamo sostenendo in ordine all’abuso che Tremonti fa della reputazione. La verità è che la fama di Tremonti è mal riposta: non solo non ha tenuto i conti in ordine, ma ha sbagliato strategia finanziaria ed ha finito per deprimere l’economia. E questa manovra è la più depressiva di tutte. Ma, il motivo c’è: sin dall’inizio Tremonti ed il governo hanno sbagliato analisi sulla crisi, sottovalutandola e minimizzandone gli effetti sociali. Spesso siamo stati accusati dalla maggioranza di catastrofismo, perché mettevamo tutti sull’avviso che la situazione stava peggiorando e non sarebbero bastati pannicelli caldi a farci uscire dall’angolo della peggior crisi del secolo. Purtroppo, la realtà si è incaricata di offrirci uno scenario più complicato ancora.
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