L’abito dell’autonomia potrà anche essere sartoriale, come chiede il governatore Luca Zaia, ma se il Veneto chiederà 23 materie ci sarà ben poco di fatto su misura. «Deve indicare le priorità», dice il sottosegretario di Stato al ministero dell’Economia e delle Finanze, Pier Paolo Baretta. Che conferma la volontà del Governo di arrivare all’intesa con la Regione. Ma, avvisa, «bisogna essere in due».
Sottosegretario Baretta, il governatore del Veneto Luca Zaia dice che gli accordi con le Regioni devono essere separati. Cosa pensa?
«Penso che è impostata male la discussione. In questi giorni abbiamo letto che anche la Liguria pone il tema dell’autonomia, quindi è evidente che si sta profilando un ragionamento più generale che riguarda la ripresa di una discussione sul federalismo. Bisogna impostare la discussione partendo dal disegno generale dello Stato in un’ottica federale, che va affrontato tutti insieme».
Zaia, però, dice che il Veneto è in una situazione particolare rispetto alle altre regioni.
«È indubbio che ci siano delle particolarità. Zaia ne indica una, che poi è l’unica che può invocare: quella di essere il Veneto stretto tra due regioni a statuto speciale. Cosa vera, sulla quale però bisogna riflettere: se ci sono 33 Comuni che hanno celebrato il referendum per passare al Friuli o al Trentino, è vero che questo è derivato dalla situazione particolare del Veneto, però qualche riflessione anche sulla politica del Veneto forse sarebbe ora di farla, no? Perché non è solo un problema di poteri e di autonomia, ma anche di come siamo capaci di offrire ai territori accoglienza e capacità di stare. Dopodiché io penso a un doppio livello: c’è un livello generale che riguarda tutti e c’è un livello di specificità. Quindi la trattativa non può essere già impostata con una specie di braccio di ferro o così o niente. A maggior ragione, non si può mettere sul tavolo la richiesta di 23 materie».
Zaia dice che non c’è scritto da nessuna parte che non possa chiedere 23 materie.
«Ma io non dico mica che non debba chiederne 23. Io consiglierei a Zaia che stabilisse un ordine di priorità, anche per capire qual è esattamente la politica che il Veneto vuole fare nei confronti dei cittadini».
Parlando di Sappada, ha detto che qualche riflessione sulla politica del Veneto bisognerebbe farla? Cosa intendeva?
«Quando ti accorgi che hai un problema legato a una condizione obiettiva – il confinare con due regioni a statuto speciale – e hai 33 Comuni che se ne vogliono andare, non puoi limitarti a dire che gli altri sono più avvantaggiati. Devi chiederti cosa fa la tua Regione per essere attrattiva. Parliamo ad esempio di Cortina, che poi sarà l’oggetto del desiderio di tutta questa discussione: noi, come Governo, ci siamo mossi dando risorse anche sulla base dell’obiettivo dei Mondiali, così da non creare ansie tali da desiderare di andare da un’altra parte. Riflettiamo: qual è la politica che facciamo insieme sul turismo o sull’arte? Non è che c’è solo da dire che di là hanno più soldi e quindi è un processo ineludibile e dobbiamo avere le loro stesse condizioni. Forse dovremmo chiederci se alcune politiche non siano del Nordest anziché procedere a braccio di ferro tra Veneto e Friuli ad esempio su portualità o aeroportualità. La Regione Friuli sbaglia ad esempio ad aver rifiutato di partecipare alla gestione unica degli aeroporti solo perché temeva che ci fosse una priorità dello scalo veneziano».
Questo cosa c’entra con l’autonomia?
«C’entra perché questo può essere oggetto di negoziato, il Governo può anche essere disponibile a favorire una posizione veneta».
C’è, come paventa Zaia, il rischio di un accordo cumulativo?
«Più che cumulativo io lo chiamerei un accordo quadro nel quale si ridisegna lo spazio federale del Paese. Non è che il tema dell’autonomia ce l’hanno solo i veneti. Il tema ormai è maturo, da tempo, in tutta Italia».
Quindi accordo quadro uguale per tutti. Ma poi si fa l’abito sartoriale o no?
«Io penso che ci sarà un abito sartoriale, non c’è ombra di dubbio, ma a maggior ragione deve avere una maggiore specificità. Solo che quando uno dice datemi tutte le 23 materie, non è più su misura! Ripeto: quali sono le priorità? Su quelle discutiamo».
E i nove decimi delle tasse gliele lasciate al Veneto o no?
«Se ne parlerà al tavolo venerdì. Io, senza porla sul piano del diritto costituzionale, dico che siamo già agli otto decimi: i veneti versano 77 miliardi e ne ricevono indietro circa 60. Bisogna poi sapere che c’è un problema di solidarietà generale e non mi riferisco del Veneto verso il Sud ma infra Veneto: in questi giorni stiamo approvando il riequilibrio del Fondo di solidarietà e si vede che ci sono Comuni veneti che ci guadagnano, perché ricevono solidarietà dal resto d’Italia. Inoltre se dici che vuoi ulteriori risorse mi devi dire di quali spese ti farai carico».
Secondo lei Governo e Veneto raggiungeranno l’intesa entro questa legislatura, cioè prima delle elezioni Politiche di primavera?
«La volontà da parte del Governo c’è. Però bisogna essere in due».
Alda Vanzan
Scrivi un commento