In un’ampia intervista con il Mattino di Padova, faccio il punto sul fondo per i riparmiatori truffati dalle banche, la cui attivazione avverà tramite decreto varato entro la fine di marzo.
I primi 100 milioni per rimborsare i risparmiatori truffati delle banche venete sono in dirittura d’arrivo. Sono gestiti dal governo Gentiloni ma non provengono da fondi pubblici: il Parlamento è andato a pescarli dai “conti dormienti” delle banche, cioè dai denari che giacciono per vari motivi immobilizzati e sono ormai senza padrone. Verranno seguiti da altri 100 milioni stanziati da Banca Intesa e dai 150 milioni messi a disposizione dal fondo interbancario, ma questi per tutti i danneggiati dalle crisi bancarie non solo i veneti. Pochi, maledetti, ma subito o no?
I 100 milioni del fondo statale verranno attivati da un decreto di cui si sta occupando il sottosegretario Pierpaolo Baretta. A che punto siamo onorevole?
«Sto valutando. Il decreto è previsto dalla legge approvata dal Parlamento, dunque è del tutto nella disponibilità e competenza governativa, ma è anche vero che non posso fare un decreto che non piaccia a chi ha vinto le elezioni. Per il motivo che il decreto passerà in commissione parlamentare e le nuove commissioni avranno una maggioranza diversa dalla precedente. Potrebbero stroncarlo, mentre io mi aspetto che il quadro politico attuale consenta l’avvio dell’operazione».
Un lavoro da equilibrista. Ha già avuto contatti?
«Verificherò nei prossimi giorni, cercando di capire se c’è una disponibilità in questo senso. In ogni caso la cosa migliore è completare l’iter, come prevede la legge, e mettere il decreto a disposizione della futura maggioranza».
Quali criteri adotterà per dividere una torta limitata?
«Sto lavorando con un’ipotesi che preveda di partire dalle condizioni di maggior disagio. Poiché i soldi sono limitati, almeno per ora, daremo la priorità alle persone che hanno subìto maggior danno, non in ragione della quantità di denaro perduta ma della condizione sociale. Quello che conta non è la dimensione finanziaria del danno ma l’effetto che il danno ha avuto sulla condizione sociale del risparmiatore».
Le obietteranno che il diritto al rimborso è di tutti i danneggiati.
«Certo. Stabilito che il danno ingiusto va rimborsato a tutti, per una persona con un forte disagio sociale anche un danno finanziario limitato risulta in proporzione enorme, mentre è innegabile che l’effetto sia meno drammatico per una persona abbiente. Qui scopriremo egoismo e solidarietà».
Le associazioni dei risparmiatori rivendicano il loro protagonismo, vorrebbero un criterio che premiasse chi può dimostrare di essersi attivato a differenza di chi è rimasto a guardare.
«Impossibile fare questa distinzione. Trattandosi di diritto, non è che ne ha di più chi ha posto per primo il problema. Se questo o la temporalità precostituissero un diritto soggettivo, il tetto non varrebbe più. Noi invece dobbiamo conciliare il tetto con diritto di tutti, avendo già introdotto il correttivo dei meno abbienti che ho detto prima. Stiamo lavorando tecnicamente e giuridicamente su questo impianto. Spero che per la prossima settimana il decreto sia pronto».
La legge dà come termine il 30 marzo.
«Ma per il 23 avremo già le due Camere insediate, probabilmente tra il 26 e il 27 anche le commissioni. Intendo arrivare prima».
Dei 350 milioni complessivamente disponibili per i colpiti dalle crisi bancarie, neanche un quattrino si è mosso finora, giusto?
«No, il fondo interbancario qualcosa ha già erogato».
Il suo decreto disciplinerà i 100 milioni del fondo statale e anche i 100 di Banca Intesa?
«No, solo i 100 nostri perché gli altri sono soldi della banca. Ma secondo me quando avremo fatto il decreto applicativo, i criteri adottati diventeranno un metro di comportamento anche per loro».
Il M5S cosa dice?
«Dare soldi a tutti. Loro potranno aumentare la dotazione nei quattro anni di vigore della legge. Noi presenteremo un testo alla riflessione anche alle associazioni, spero che prevalga la nostra impostazione. Semmai correggeremo».
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